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My Generation

05/09/2017 11:00

Roberto Semprebene

Recensione Film,

My Generation

La swinging London di David Batty

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La swinging London è protagonista di questo racconto documentaristico dalle forti venature celebrative, dove la voce narrante principale è quella dell'attore cockney Michael Caine, solista di un coro che, fra interviste del tempo e interviste di oggi, armonizza le voci di tanti protagonisti. Da Paul McCartney a Mick Jagger, da Twiggy Lawson a Marianne Faithfull.


Il periodo raccontato da David Batty è di indubbio interesse culturale e artistico: liberalizzazione dei costumi, innovazioni nel mondo della moda - dai tagli geometrici di Vidal Sassoon all'introduzione della minigonna - sino all'affermarsi di un nuovo modo di fare musica e al diffondersi di droghe e stupefacenti vari. Per tutti i protagonisti si tratta di anni fantastici, i migliori della loro vita. E non riesce difficile immaginarlo: un po' per chiunque i 20 anni sono una delle tappe più belle dell'esistenza. Nonostante quest'impronta fortemente celebrativa, l'insieme dei contributi raccolti in My Generation è effettivamente capace di restituire il sapore di un momento di transizione importante: all'indomani della guerra, la moda e i costumi furono dettati per la prima volta dal basso, dando voce ai giovani e alle classi meno abbienti, alle quali appartenevano le famiglie d'origine dei protagonisti. La rivoluzione fu rumorosa, ma è divertente vedere le composte reazioni di una borghesia inglese comunque attenta al non eccedere nelle dimostrazioni del proprio sdegno. La colonna sonora di My Generation è, come ci si poteva aspettare, di assoluto livello: gli Who, i Beatles e i Rolling Stones fanno la parte del leone, in compagnia di tanti altri artisti di successo. La regia non cerca particolari innovazioni e gioca principalmente con effetti di transizione classici, fra i quali risultano interessanti i passaggi dal Caine dei '60 al Caine di oggi, realizzati sfruttando scene di film del passato insieme alle relative location nella nostra contemporaneità. My Generation non brilla per originalità e non racconta niente di nuovo, in forme neanche così originali, ma gode del fascino del tema che affronta e risulta così un interessante e piacevole amarcord.


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