Il Male. È questo il filo conduttore che accompagna lo spettatore nel corso delle due ore de La ragazza nella nebbia, il film che lo scrittore Donato Carrisi, qui alla prima prova registica, ha tratto fedelmente dal suo omonimo thriller. L’azione si svolge ad Avechot, un paesino immaginario sperduto nelle Alpi al fondo di una valle cieca, abitato da una comunità chiusa che viene sconvolta pochi giorni prima del Natale da un fatto drammatico: la scomparsa di Anna Lou Kastner, una ragazzina sedicenne uscita di casa in una sera nebbiosa, per recarsi alla riunione della confraternita religiosa alla quale tutti appartengono, e mai più tornata. L’agente Vogel, interpretato da un ottimo Toni Servillo inizia a raccontare la sua storia a uno psichiatra (Jean Reno, che qui recita in italiano senza essere doppiato, con il suo forte accento francese): in flashback veniamo così a conoscenza delle vicende seguite alla scomparsa di Anna Lou, tra indagini, menzogne e ipocrisie che si celano dietro una comunità apparentemente integerrima e dedita, in maniera decisamente troppo integralista, alla religione. L’opera di Donato Carrisi, affermato giallista, è ben strutturata e avvincente; con continui colpi di scena che impediscono allo spettatore di distrarsi. L’ambientazione particolare e la panoramica a volo d’uccello sul paesino, riprodotto da un plastico, rendono la scena straniante, immersa in una sorta di mondo fiabesco dove, però, aleggia l’inquietante presenza dell’orco cattivo. Un mostro che viene individuato in Loris Martini (Alessio Boni), il professore di lettere della scuola locale che viene dapprima indagato e poi accusato di aver rapito Anna Lou e di averla uccisa. La scomparsa della ragazzina diventa da subito un caso mediatico grazie al cinismo di Vogel, che scatena appositamente stampa e televisione per ottenere maggior visibilità e riabilitare la propria immagine (screditata a causa di una precedente indagine nella quale aveva fatto condannare un innocente). E Martini diventerà ben presto il Mostro, l’Orco che ha sconvolto l’apparente equilibrio della comunità. Il meccanismo ideato da Carrisi è assai complesso e intricato. Nulla è come sembra e nessun personaggio è come appare. Tutti hanno un lato oscuro che emerge pian piano con lo svolgersi della storia. E alla fine lo spettatore si trova spiazzato nello scoprire che il Male si annida proprio là dove meno lo si aspetta. Il Male, che è «il vero motore di ogni racconto», come insegna il professor Martini ai suoi allievi. L’agente Vogel alla fine saprà chi è il Mostro che si cela nella nebbia, grazie alla vanità che lo farà cadere. Ma ormai sarà troppo tardi. Da segnalare nel cast, oltre ai già citati Servillo, Reno e Boni, anche Greta Scacchi, una giornalista costretta su una sedia a rotelle, che offrirà a Vogel la chiave per arrivare alla verità; Thierry Toscan, che già avevamo apprezzato nel film di Giorgio Diritti, parlato in occitano, Il vento fa il suo giro; e Michela Cescon, l’agente Mayer, che ricorda per il look e per il modo di fare la poliziotta di Fargo, il grande thriller dei fratelli Coen. La ragazza nella nebbia, girato fra le montagne dell’Alto Adige è, in conclusione, un godibilissimo thriller sorretto dalla sceneggiatura dello stesso Carrisi e impreziosito dalla fotografia di Federico Masiero e dalle musiche appropriate e coinvolgenti di Vito Lo Re.