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Vampiretto

29/09/2017 10:00

Edoardo Ribaldone

Recensione Film,

Vampiretto

Un elogio dell’amicizia e della collaborazione fra comunità differenti

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Lo smunto e debole Rudolph fugge fortunosamente all'attacco di uno sterminatore di vampiri. Isolato dai suoi simili, è in balia di miti creature notturne e di minacciosi umani. Per non bruciare alla luce del giorno, si rifugia su un albergo dove stringe amicizia col coetaneo Tom che, affascinato dai vampiri, ne diviene subito amico.


Il film può leggersi anche come elogio dell’amicizia e della collaborazione fra comunità differenti e solitamente avverse: il vampiro Rudolph, superate le iniziali paure e diffidenze, viene sostenuto, difeso e infine aiutato dai suoi nuovi amici umani, Tom in primis. Dall’ostilità reciproca si può passare, sembra suggerire il film, alla comprensione e all’amicizia.


Per quanto riguarda poi l’animazione, è piatta e bidimensionale; gli sfondi sono privi di qualunque profondità; i personaggi, equamente ripartiti fra buoni e cattivi (tranne il vampiro Rudolph, non a caso eletto al ruolo di protagonista), senza la minima sfumatura, sembrano muoversi in surplace su scenografie teatrali disegnate. Il 3D è usato nel modo più facile e inflazionato, incapace com’è di creare sfondi che paiano rivaleggiare con la tridimensionalità quotidianamente esperita, come in una sorta di realtà accentuata. Difficile che persino i bambini si appassionino a una storia tanto scontata, raccontata nel modo più anonimo possibile.


Un altro punto debole del film sono le caratterizzazioni dei personaggi e degli ambienti: il malvagio cacciatore di vampiri Rookery ha le fattezze di Christopher Lee (ma quanti bambini coglieranno la citazione?); il vampiro Rudolph è agghindato come un punk alla Sid Vicious, con tanto di chiodo nero con le borchie e capelli in aria (ma anche qui è dubbio che il pubblico infantile riconosca il riferimento). Le ambientazioni sono le consuete e ormai straviste montagne e boschi da Europa orientale (in tema di vampiri, non si poteva pretendere altro), con tanto di castelli che incombono sul villaggio con alti pinnacoli coperti di vegetazione. Il film, infine, è un elogio della fantasia e dell’immaginazione: quando Tom racconta per l’ennesima volta agli spazientiti genitori le storie di vampiri di cui si diletta, questi scuotono la testa annoiati. Ma la storia s’incaricherà di mostrare quanto di vero vi fosse nelle fantasie (che tali in realtà non erano) del giovane. Tutti questi temi, però, sono trattati con estrema superficialità, incapaci dunque di coinvolgere sia il pubblico infantile, sia quello adulto.


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