Non tutti sono a conoscenza di che cosa la Norvegia, la Svezia e La Finlandia fecero al popolo Sami. I Sami, da non confondere con i Lapponi, sono gli antichi abitanti dell’estremo Nord della Svezia e della Finlandia; un fiero popolo di allevatori di renne, dotato di una spiritualità profonda e sciamanica legata al culto della Madre Terra. Le suggestive canzoni intonate dalla protagonista del film, richiamano gli animali e parlano direttamente la lingua delle valli e dei boschi sconfinati, fin nella profondità delle fredde acque dei laghi. Elle Marja (Lene Cecilia Sparrok) è una ragazzina Sami di quattordici anni: insieme alla sorella Njenna (Mia Erika Sparrok) viene inviata in un collegio per imparare la lingua e la cultura svedese. Mentre la sorellina non riesce adattarsi e soffre di nostalgia, Elle Marja, intelligente e sveglia, è la prima della classe e desidera ardentemente essere uguale a tutti gli altri svedesi. Ma scoprirà il razzismo e i pregiudizi che gravano sul suo popolo. I Sami sono considerati selvaggi, alla stregua di attrazioni da circo, buoni solo per accoglienze folkloristiche e fotografie sui libri di antropologia. La ragazza vorrebbe proseguire gli studi ma la sua insegnante (Hanna Alstrom) le chiarirà subito che i Sami hanno il cervello troppo piccolo per farcela da soli, nel mondo. Ma la nostra eroina, una ragazza-bambina di piccola statura ma con gli occhi pieni di fuoco, non si arrenderà facilmente. Costretta a bruciare i suoi abiti Sami, a strappare dal cuore le sue radici, a rinnegare l’amata sorella e cancellare tutto ciò che è, pur di diventare quel che vuole e che sente di avere il diritto di essere. Nulla, neppure le profonde umiliazioni di essere stata misurata e schedata, secondo la genetica razzista coloniale degli anni Trenta, potranno toglierle il posto che la ragazza vuole nel mondo. Cambiare identità , negare il passato, cambiare nome. Ogni gesto è carico di dolore, e la giovane regista Amanda Kernell, alla sua opera prima, lo sa raccontare. La sua regia si accorda con la recitazione di Lene Cecilia Sparrok, misurata e al contempo esplosiva, e va di pari passo con la bellezza dei panorami svedesi, composti, freddi, eppure immensi e indomiti. Sami Blood è risultato il vincitore del LUX Prize, il prestigioso premio cinematografico assegnato annualmente a un film di produzione europea dal Parlamento Europeo. Ed è un film che va visto e fatto assolutamente vedere anche ai ragazzi, dalle scuole medie in su, non solo perché parla di discriminazione fra esseri umani, ma perché la protagonista riuscirà , attraverso un percorso sofferto fatto di rimozioni e di ricordi, a trovare finalmente se stessa.