
La storia di Jean-Luc Godard, narrata dal punto di vista della compagna e moglie Anne Wiazensky, conosciuta sul set di La cinese: nonostante i 20 anni di differenza, i due si amano e decidono di sposarsi subito dopo. Una visione romantica e quotidiana di uno dei più grandi registi di tutti i tempi e allo stesso tempo del periodo più "umano" del regista che, dopo l'accoglienza negativa di La cinese, inizia una profonda crisi che avrà conseguenze sia nella sua relazione che nella sua arte. Basato sulla biografia di Anne Wiazensky Un an après quello raccontano da sua moglie è un Jean-Luc Godard icona della Nouvelle Vague, un personaggio che ha fatto la storia. È un Godard in crisi con se stesso e con il mondo, un Godard che vuole cancellare con il passato per provare nuove esperienze e nuove sensazioni. È un Jean-Luc ironico e buffo, come i personaggi dei suoi film, che inciampa in continuazione nei tappeti, perde e rompe gli occhiali nelle più differenti situazioni, farfuglia mentre parla e ha la zeppola. Un'icona del cinema, attraverso gli occhi innamorati della sua compagna. Il mio Godard è una commedia colorata e ambientata nelle case della Parigi dei film di Jean-Luc, con cucine essenziali, mobili (pochi) di design e tanta ironia intellettuale che da sempre ci affascina. È anche una maniera inedita di vedere il maggio del 1968, con colori sfavillanti, slancio e gioia. Quella gioia che Jean-Luc non trova in una rivoluzione che non sente più propria, ma che lo porta a una sua ricerca personale, anche autodistruttiva. Ma è anche la storia di Anne, all'epoca dell'incontro con Godard appena maggiorenne, che cresce e vive questa storia, e allo stesso modo la vede erodersi più si emancipa e più si distacca da Jean-Luc. Tutto è visto dalla sua prospettiva di Anne: anche uno dei momenti più importanti della storia del regista - il boicottaggio con Truffaut del festival di Cannes - non viene inscenato, ma ascoltato in radio da Anne mentre prende il sole. Il premio Oscar Michel Hazanavicus porta sul grande schermo un inedito Godard, nel suo momento di ascesa e... discesa verso la crisi. Un Godard quotidiano, quasi mai dietro alla camera da presa (se non per la prima e ultima sequenza); un Godard umano, reso tale da una carismatica interpretazione di un irriconoscibile Louis Garrel. Hazanavicus riporta quelle che sono le ambientazioni del cinema della Nouvelle Vague all'interno della pellicola, donandole colore e vitalità.