Blade Runner 2049 è ormai alle porte. Per ingannare la logorante attesa che cosa ci può essere di meglio di un po’ di rispolvero dell’universo dickiano? Le opere del seminale scrittore americano sono state trasposte al cinema in svariate occasioni e con esiti altalenanti, talvolta dando origine a indiscussi capolavori, talvolta a dozzinali b-movie, ma quasi sempre mantenendone inalterati i concetti paranoici del loro autore. Screamers - Urla dallo spazio rientra proprio in questa seconda categoria. Con più di un ventennio sulle spalle, il film appare oggi come un prodotto a tratti ambizioso ma la cui realizzazione è perlopiù approssimativa e raffazzonata a causa dello scarso budget a disposizione. La sceneggiatura a opera di Dan O’Bannon (autore di Alien e di Atto di Forza, altra trasposizione di un'opera di Philip K. Dick) è una libera interpretazione del racconto Modello Due che l'autore scrisse negli anni ’50. Nell’anno 2078 si sta consumando una guerra per il controllo di giacimenti di berynoim, materiale che potrebbe porre fine alla crisi energetica che imperversa. La situazione però è sull’orlo del baratro da quando le armi create inizialmente come difesa (gli Screamers, dei robot simili a sfere coperte di lame che si nascondono sotto la sabbia) pare abbiano assunto una coscienza propria. Non sono più automi dipendenti da l’uomo, ma si riparano e “riproducono” in fabbriche sotterranee, migliorandosi e dando origine a nuovi modelli in grado di mimetizzarsi tra gli umani. Nel racconto la guerra si svolge sulla Terra e le due fazioni contendenti sono Stati Uniti e URSS, che accantonano il divario quando si rendono conto che una terza fazione (i robot) sta in realtà vincendo questo conflitto. Spostando l’azione su di un pianeta remoto e sostituendo i due paesi in guerra con una federazione di scienziati e minatori definita “Alleanza”, e una sorta di multinazionale chiamata N.E.B., si perde sin dall’incipit qualsiasi sottotesto politico e di denuncia. Decisamente stonato anche l’happy ending, che si discosta in modo drastico dal più efficace e pessimista finale scritto da Dick. Ciò che resta nel film dell'opera originaria sono la paranoia e il dubbio di non sapere chi sia umano e chi una macchina, un tema cardine della bibliografia dell’autore. Qui però non ci sono derive filosofiche alla Blade Runner, né l’azione serrata e avventurosa di Impostor o Minority Report: la piega presa dalla sceneggiatura è più di stampo orrorrifico, mettendo al centro del film la tensione, esattamente come O’Bannon aveva fatto in precedenza con Alien. Un’idea di partenza buona (anche se non particolarmenete originale) che però nello svolgersi del film arranca e si affatica, soffocata da una regia non sempre all’altezza: di base Christian Duguay non è Ridley Scott, e questo incide sul ritmo e sulla costruzione della tensione narrativa; oltre che in alcune lungaggini nella parte centrale. Nonostante tali difetti però Screamers - Urla dallo spazio è un piccolo cult ricordato con affetto da diversi appassionati. Forse perché a metà degli anni ’90, quando quegli appassionati erano ancora ragazzini – in un età ancora troppo acerba per poter cogliere le sottigliezze filosofeggianti di Blade Runner, ma già abbastanza matura per nutrire fascino per la fantascienza e l’horror – e TELE+ trasmetteva il film in seconda serata, più di un brivido ghiacciato è corso lungo le loro schiene. E anche a più di vent’anni di distanza, le esili voci di bambini che riecheggiano lungo corridoio deserti e ripetono ossessivamente la frase «Posso venire con voi?» restano un guizzo di rara inquietudine.