Il Professore (Valerio Mastandrea) è un eccentrico scienziato italiano che, a seguito della scomparsa della moglie, vive in solitudine in una base abbandonata di un villaggio nel deserto del Nevada, vicino alla misteriosa Area 51. Studioso dello spazio e alla ricerca di un contatto con altri mondi, il Professore (che dovrebbe lavorare a un progetto per il governo americano) passa le giornate a scovare "La voce dell'universo" e il suo unico contatto umano è Stella (Clémence Poésy), una particolare wedding planner di matrimoni spaziali che si prende cura di lui. La vita dell'uomo cambia completamente quando viene a conoscenza della morte del fratello Fidel (Gianfelice Imparato), che gli comunica che i nipoti Anita di 16 anni (Chiara Stella Riccio) e Tito di 7 (Luca Esposito) stanno per venire a vivere con lui in America. Al loro arrivo, Tito e Anita non scoprono Las Vegas ma uno strano zio e un posto abbandonato dove si dice potrebbero vivere gli alieni. Presentato in anteprima nel concorso ufficiale del 35° Torino Film Festival, Tito e gli Alieni è il secondo film della regista Paola Randi dopo la commedia Into Paradiso del 2010. Si basa su un soggetto di Paola Randi e scritto assieme a Massimo Gaudioso e Laura Lamanda. Girato tra Las Vegas, Spagna e Italia, e ambientato nel deserto del Nevada, Tito e gli Alieni si presenta come una curiosa favola Sci/Fi che miscela intenti da commedia e una dolcezza malinconica. Realizzato con dialoghi sia in italiano che in inglese, il film si appoggia su un delicato e ingenuo umorismo, in un mix atipico tra una comedy familiare e sfumature fantascientifiche. Con una regia non ambiziosa ma comunque curata ed elegante, Tito e gli Alieni trova nella particolarità del set nel deserto uno dei suoi elementi più interessanti, dove il non luogo sito tra la metropoli di Las Vegas e l'iconica Area 51 viene reso come la superficie lunare di un pianeta quasi disabitato, attraverso un immaginario straniante che alterna la simpatia del luogo sulla terra ad accenni fantasiosi sullo spazio profondo. C'è molta ingenuità (nella artigianalità degli effetti visivi), un fare innocuo e un po' derivativo (la quasi citazione sul finale di un celebre film di Steven Spielberg). Ma c'è anche un po' di sperimentazione visiva, con il film che passa al formato 4:3 al 16:9 sul finale. Tito e gli Alieni è un film sul ritrovare se stessi, sul contrasto tra la realtà e l'immaginazione (il credere fermo del piccolo ed esuberante Tito di poter parlare con la foto del papà scomparso), ma soprattutto si sviluppa non con troppa freschezza ma coerenza la narrazione sul ritrovamento del rapporto familiare e sopratutto un film che prova a riflettere sui mezzi per elaborare un lutto, e si concede anche un finale che lascia qualche attimo di commozione.