Gli anni Ottanta, un decennio caratterizzato da cambiamenti storico-sociali, importanti non soltanto in Italia, fanno da cornice a storie d’amore travagliate e sentimenti contrastanti. Vincenzo, per gli amici Vince, è follemente innamorato della sua amica Caterina che, però, ha occhi soltanto per Romeo, un ragazzo arrogante e viziato. I tormenti adolescenziali non si placano con l’età adulta: l’insegnante Betty si innamora di Umberto, il padre di Romeo, scatenando una crisi coniugale. Luca Bianchini presta nuovamente la sua penna – in qualità di scrittore e sceneggiatore – al cinema italiano. Dopo Io che amo solo te e La cena di Natale, torna per raccontarci uno spaccato di vita adolescenziale con l’aiuto di Marco Ponti e la regia di Volfango De Biasi. A farla da padrone in Nessuno come noi è la componente passionale: l’amore torna protagonista grazie a un’operazione nostalgia. Il film riporta sul grande schermo gli intrecci narrativi della fiction, ridimensionando ogni evoluzione sentimentale nell’arco di un’ora e mezza. Tutto è più appetibile nel momento in cui vengono scelti gli anni Ottanta, in un richiamo al passato che restituisce serenità . Questo almeno è l’intento per un progetto dall'aspetto vintage, costruito su un asse temporale ricco di parallelismi che alimentano inevitabili paragoni fra ieri e oggi. Ma il film diretto da De Biasi non gioca sui rimpianti o sui rimorsi. Piuttosto viviseziona i sentimenti, sottolineando come i medesimi meccanismi si ripetano in modo ciclico nonostante il progresso e i cambiamenti. I sentimenti sono il pretesto per mettere in gioco le differenze sociali che riguardano le varie personalità del film, da quelle più agiate alle più umili; e il liceo sembra essere terreno fertile per determinati raffronti che andranno, passo dopo passo, a comporre l’assetto societario del futuro. Del resto la formazione di una classe dirigente, in un qualsiasi paese, parte dai banchi di scuola. Nessuno come noi parla degli anni Ottanta, per evocarci la realtà dei nostri giorni. E lo fa con la delicatezza congeniale ai classici della commedia romantica, asciugando persino quell’atmosfera barocca e sdolcinata che avrebbe reso l’intera vicenda oltremodo pedante.