Una sveglia suona una mattina, annunciando l’innalzamento delle temperature estive, mentre una famiglia - padre, madre e figlio adolescente - si prepara al nuovo giorno. Poi l’estate lascia il posto alla neve e quindi alla primavera. Poche ma efficaci riprese che raccontano lo scorrere del tempo, e della vita, sempre uguale. Sembra una storia di ordinaria quotidianità a Westchester, nello stato di New York. Sino al giorno in cui l’uomo, Michael Mac Cauley (Liam Neeson) assicuratore ed ex poliziotto, viene licenziato dall’oggi al domani dalla compagnia per la quale presta servizio. Michael, ormai senza lavoro e vicino alla sessantina, con i debiti e la famiglia da mantenere, tornando a casa sul solito treno di pendolari, viene avvicinato da una sedicente psicologa che lo sfida quasi per gioco - e in cambio di una cospicua somma di denaro - a identificare su quello stesso treno un viaggiatore che le avrebbe sottratto qualche cosa. Da questo momento in poi il film vira sul thriller e il gioco, apparentemente innocuo, finirà per coinvolgere Michael in una cospirazione criminale che lo porterà a rischiare la propria vita, insieme a quella dei passeggeri del treno e della propria famiglia. Una corsa contro il tempo per scongiurare la tragedia. In bilico fra thriller e azione, L'uomo sul treno - The Commuter del regista Jaume Collet-Serra è un film claustrofobico, girato quasi interamente all’interno del treno in corsa. La macchina da presa si muove frenetica, indugiando solo qualche volta sui volti dei personaggi. C’è un richiamo forte al cinema di Alfred Hitchcock, sia per quanto concerne la storia, sia nell’ambientazione. Ci si aspetterebbe di conseguenza un film d’azione con una buona dose di suspense. Eppure alla pellicola di Jaume Collet-Serra, scritta da Byron Willinger e Philip De Blasi, manca qualcosa. Il film stenta sempre a decollare e le scene catastrofiche di maggior effetto (il deragliamento del treno) soffrono di una carenza adrenalinica che dovrebbe essere, al contrario, l’ingrediente principale di ogni action-thriller che si rispetti. Per carità, non c’è nulla di veramente sbagliato ne L'uomo sul treno - The Commuter. Bella la fotografia, dialoghi non banali. Interessante anche l’intenzione di porre questioni morali sulla liceità «di accettare compensi economici a fronte di richieste apparentemente insignificanti ma di esito incerto», come spiega il regista. Ma l’impressione, giunti al capolinea, è quella di aver visto un film che scorre via sempre uguale a se stesso. Un po’ come i viaggi quotidiani e routinari dei pendolari.