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Subs Heroes

29/01/2018 11:00

Lorenzo Bagnoli

Recensione Film,

Subs Heroes

La storia della community di Italian Subtitles: supereroi guidati dalla passione

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Hanno sconfitto le lentezze dei canali distributivi italiani. Hanno infranto i tabù della fruizione di cinema e serie tv. Ci hanno permesso di scoprire la voce originale di JD (Scrubs), Seth Cohen (The O.C.), Jack Shephard (Lost), Ted Mosby (How I met your mother) e tanti, tanti altri personaggi. Se dal 2006 a oggi i palinsesti dei canali italiani si sono riempiti di nuovi titoli - molti dei quali rilasciati in contemporanea con gli Stati Uniti - il merito è anche (se non soprattutto) loro.


Sono i sottotitolatori amatoriali della community Italian Subtitles, la prima e la più grande in Italia, supereroi nostrani a cui è dedicato il documentario Subs Heroes. Di giorno studenti o lavoratori, di notte giustizieri delle barriere linguistiche, in nome del buon cinema e della libera visione. Il momento di svolta in cui il mondo si è accorto della loro esistenza è quando, nel giro di una notte, hanno pubblicato i sottotitoli di una puntata di Lost appena andata in onda. Migliaia di spettatori, grazie all’impresa, hanno potuto soddisfare immediatamente la loro sete di curiosità.


La storia della community di Italian Subtitles comincia nel 2005, dall’idea di Klonni, ragazzo di Bergamo di 16 anni. All’inizio gli adepti erano pochi, ora sono centinaia di migliaia. Fin dalla prima scena si parteggia per questo esercito di nerd/appassionati, trasformati sullo schermo nei protagonisti delle serie che hanno sottotitolato e condiviso con tutti noi. Personaggi adorabili in modo autentico. Per loro, solo ammirazione.


Il regista e sceneggiatore Franco Dipietro ha il merito di trasformare Bergamo in Orange County, il Naviglio di Milano in una nebbiosa Gotham, mentre gli uffici di Dusseldorf diventano quelli di Mr. Robot: ogni ambientazione è intrisa della magica atmosfera delle serie tv più amate. Klonni, Pilo, MetalMarco, Gi0v3 e tutti gli altri sottotitolatori passano con naturelezza dal mondo “reale” a quello dei loro show preferiti. Un gioco registico ben riuscito.


Come ogni supereroe che si rispetti, però, anche il fan subtitler ha dei nemici da sconfiggere. Il primo è la legge: sottotitolare film e serie per i quali non si hanno le licenze, infatti, è un’attività al limite, che nei Paesi Bassi è già stata punita. Eppure gli spettatori riconoscono più professionalità agli amatori che ai professionisti. Del resto il “professionismo” in Italia è rappresentato soprattutto dai doppiatori, il secondo antagonista da affrontare. Ma basta aprire Netflix per capire chi ha vinto. Il terzo conflitto è il più insidioso: quello interno alla comunità. Difficile far convivere il lavoro con la dipendenza da serie. Difficile mantenere intatto, per una decade, lo spirito un piratesco degli inizi. Certe scelte di Subs Heroes spaccano: gli autori non nascondono empatia e partecipazione per questi protagonisti, senza mai spingersi in un giudizio di parte. Scampato così il rischio dell’agiografia, il risultato è un appassionante film d’avventura: una storia di pionieri con il superpotere della passione fuori controllo.


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