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Vittoria (Sara Casu) è una bambina di dieci anni che vive con la madre adottiva Tina (Valeria Golino), che si prende cura di lei da quando è nata. In accordo con la madre biologica, la complicata Angelica (Alba Rohrwacher), Tina ha deciso di nascondere la verità alla bambina. Quando però Vittoria, ignara del legame tra due donne, inizia a frequentare Angelica, tra loro inizia un rapporto complice e speciale. Vittoria si troverà allora contesa tra l'amore di due madri e sarà costretta a scoprire la verità sulle sue origini. Presentato in anteprima mondiale in concorso al 68° Festival Internazionale di Berlino, unico film italiano in gara, Figlia mia è il secondo film della regista Laura Bispuri, a due anni dal precedente Vergine Giurata. Nel cast l'attrice Alba Rohrwacher (alla seconda collaborazione con la Bispuri proprio dopo Vergine Giurata), Valeria Golino e la giovanissima esordiente Sara Casu, nel ruolo di Vittoria. Sceneggiato dalla stessa regista assieme a Francesca Manieri, con Figlia mia Laura Bispuri sceglie di raccontare un dramma familiare al femminile dove il nucleo narrativo è composto dalle vicende di tre donne legate tra loro. La regista opta per l'uso della macchina da presa a mano: segue i propri personaggi con uno stile vicino all'approccio documentaristico e tramite una messa in scena scarna e ruvida. Meno delicato rispetto a Vergine Giurata, ma più concreto e materico, il film rischia forse di trovarsi in bilico tra la ricerca di un qualcosa di più sussurrato e una visione semplice e netta del mondo che la Bispuri intende mettere in scena. Il risultato è, a momento, l'inseguimento di certi stilemi autoriali di molto cinema italiano contemporaneo. Figlia mia è il racconto di tensioni familiari, ma anche un racconto di formazione che avvolge la giovane protagonista di Sara Casu, vero e proprio fulcro della storia. Un film che espone, con coerenza, una storia sul bisogno d'amore e affetto reciproco; sul desiderio di maternità, sulla necessità di fare parte di qualcosa. Peccato che l'autrice non abbia scelto di osare di più: Figlia mia rimane un'opera prigioniera di uno sguardo irrisolto e di un finale forse corretto ma un po' troppo scontato.