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La Testimonianza

22/01/2018 12:00

Andrea Desideri

Recensione Film,

La Testimonianza

Dalla storia alla coscienza: l'indagine di Greenberg

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Yoel, storico e ricercatore che studia la Shoah, da tempo si batte per conservare la memoria collettiva di quell'orribile periodo per ristabilire la verità sul brutale massacro degli ebrei consumatosi nel villaggio di Lendsdorf. Quest'esigenza, che arriva dal passato, si scontrerà con l'amara realtà del presente: nel presunto luogo delle esecuzioni, infatti, dovrebbero costruire un complesso residenziale che cancellerebbe ogni testimonianza di quegli anni. In questa corsa contro il tempo, alla ricerca di risposte, il giovane sarà messo davanti a imprevisti che non sempre possono essere fronteggiati con un libro di storia.


Amichai Greenberg comincia la sua carriera dietro la macchina da presa assumendosi il rischio di chiamare in causa la memoria. La Testimonianza mette al centro della storia un giovane e il suo desiderio di risposte. Come un archeologo, scava nel profondo sino ad addentrarsi negli anfratti più bui della reminiscenza assumendosene oneri ed onori. Infatti, Yoel, in questa perenne indagine sulla Shoah, fa i conti con la voglia di mettere sotto silenzio un periodo orribile per l'umanità: al pari di un bambino dinnanzi a un puzzle, quest'uomo cerca combinazioni, brama incastri che possano portarlo a soddisfare la sua voglia di verità. Fino a quando non si scontra con il suo passato. Allora la prospettiva muta: finché c'è da scandagliare la memoria altrui sembra tutto possibile, ma non appena vengono coinvolti i propri affetti, con risvolti impensabili, subentra la componente emotiva che, spesso, offusca ogni tipo di profondità analitica. Laddove sembra essere tutto così chiaro, è preferibile non voler vedere. Perché in ballo c'è il cuore, e quando si mettono in mezzo i sentimenti, niente è più come prima. La tranquillità diventa smania, la curiosità ti si ritorce contro, nel tumulto interiore che bisogna - per forza di cose - tenere a freno. Non sempre, però, è possibile: ecco, quindi, che la verità non è più una soltanto e l'assolutezza si scioglie come neve al sole.


Il regista ben descrive la fragilità di un uomo che ha sempre messo al centro della sua vita la ragione e, improvvisamente, si ritrova a doverci fare i conti. Traspare, molto efficacemente, la spietatezza con cui gli eventi sovrastano le coscienze umane, parecchio obnubilate dalla modernità per ormai provare a guardarsi indietro. Così, mentre a Gerusalemme tentano di nascondere i propri macigni con altre pietre (quelle dei palazzi in costruzione), ogni uomo - Yoel compreso - fa i conti con le proprie certezze che, non essendo più così solide, si sgretolano al primo soffio di vento. È impossibile scavare nella memoria collettiva, se prima non ci si riconcilia con i fantasmi che logorano l'anima quasi quanto le stragi del passato: «Non porti alcuna domanda, se non sei in grado di sopportare la risposta». Un grido flebile che si staglia come un monito nella mente di chi fa i conti quotidianamente col sommerso. Storico e sentimentale, non fa differenza: se vuoi scavare, devi essere pronto a sporcarti (persino l'anima). La Testimonianza non riesce forse a dipanare ogni dubbio, ad affrontare tutte queste complesse tematiche, ma certamente arriva a toccare le corde più intime dello spettatore.


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