Per poter giudicare con criterio la saga di Cloverfield va tenuta a mente una cosa molto importante, ovvero il suo creatore J.J. Abrams. Dopo la gavetta come sceneggiatore ha stravolto completamente il concetto di serialità donando al mondo Lost: correva l’anno 2004 quando il primo episodio andò in onda e da quel momento il confine tra cinema e serie TV ha preso ad assottigliarsi sempre di più. Se ora al cinema ci ritroviamo franchise e universi condivisi (la Marvel sta per spegnere 19 candeline) e in TV possiamo vedere autentici film di 6, 8 o 12 ore è soprattutto merito (o demerito, decidete voi) suo. La genialità di Lost è stata la trama orizzontale, percorsa da un gigantesco enigma da risolvere (perché l’aereo è caduto sull'isola?) al quale, in ogni episodio, si aggiungevano ulteriori interrogativi; alcuni che si esaurivano nel giro di poche puntate, altri restavano sospesi per intere stagioni, altri ancora erano lasciati all’interpretazione dello spettatore. A un certo punto è diventato palese che gli sceneggiatori stessi avessero perso il filo della storia: iniziarono a inserire nello show parentesi più o meno casuali – viaggi nel tempo, esoterismo religioso, esperimenti di fecondazione, misteriose multinazionali o forse enti governativi occulti – procedendo più per accumulo d’idee che seguendo una logica narrativa di causa/effetto. Esattamente come sta accadendo nella saga di Cloverfield. A oggi la saga è composta da tre film, uniti tra loro da leggerissimi rimandi ma godibili anche se presi singolarmente, ognuno dei quali differisce dagli altri per stile, genere e ambientazione. Il primo era un kaiju movie girato come mockumentary (e intriso di un sottotesto post 11/9 non indifferente); 10 Cloverfield Lane era un thriller di tensione ambientato interamente in un bunker sotterraneo. The Cloverfield Paradox invece è fantascienza pura con screziature horror che rimandano ad alcuni capisaldi del genere, da Punto di non ritorno a Life passando (obbligatoriamente) per Alien in una scena che pare ricreata inquadratura per inquadratura. A bordo di una stazione spaziale orbitante intorno alla Terra, un gruppo di scienziati ha il compito di far funzionare un acceleratore di particelle che potrebbe risolvere la crisi energetica che sta spingendo il nostro pianeta verso la Terza Guerra Mondiale. Quando l’avvenieristico macchinario entra in funzione, però, non dà i risultati sperati, gettando nel panico l’equipaggio con una serie di eventi inspiegabili e bizzarri. Sono proprio questi accadimenti assurdi, che sfociano nel paradosso già millantato nel titolo, a rappresentare l’accumulo d’idee di cui si parlava in apertura. Situazioni che sembrano uscite da Ai confini della realtà, che si sommano e sovrappongono per tutto il secondo atto del film, ovvero la parte più godibile e divertente, quella che fa sembrare The Cloverfield Paradox un b-movie ad alto budget. Pur essendo fantascienza non vi è alcuna connotazione scientifica, solo paroloni messi in bocca ai personaggi per far sembrare che sappiano di cosa stanno parlando. E tutto funziona finché procede seguendo questa linea (esattamente come funzionava in Lost) ma più il finale si avvicina, più i nodi vengono al pettine forzando concetti, storyline e giustificazioni. E molto del divertimento iniziale si affievolisce, mentre lo spettatore cerca di capire come questo film (un prequel in realtà) si possa incastrare con gli altri due in un puzzle i cui pezzi non sembrano combaciare poi così bene. Per quanto sia interessante l’aspetto antologico della saga di Cloverfield, il cui unico filo conduttore è la minaccia aliena, è innegabile che la mancanza di una “premeditazione” alla base di questo universo spesso rappresenti proprio il suo punto più debole. Al di là di questo però The Cloverfield Paradox resta un buon film d’intrattenimento da godersi in una serata poco impegnativa, con una regia che riesce a non appiattirsi troppo, alcune trovate weird divertenti e un cast davvero ottimo. Ora non ci resta che aspettare il prossimo capitolo, che alcuni speculano possa palesarsi già questo autunno.