Nella rurale Irlanda degli anni ’20 una maledizione di famiglia segrega i gemelli Edward e Rachel all’interno della loro tenuta, come punizione per i peccati commessi dagli antenati. Ci sono tre regole a cui i due fratelli devono attenersi, tutte nate dalle parole di una ninna-nanna d’infanzia: non devono mai lasciare che qualcuno varchi la soglia di casa, devono rientrare a casa entro la mezzanotte e non possono mai separarsi l’uno dall’altra. Quando una di queste regole verrà trasgredita da Rachel, inquietanti e sinistre presenze occuperanno la casa a mezzanotte. Rachel, però, non se ne pente, e, a differenza di suo fratello, sarà sempre meno disposta a vivere incatenata alle tre regole. Nulla di nuovo sotto il fronte “orrorifico”. Ci prova Brian O’Malley (questo è innegabile), ci prova davvero, con tutti i mezzi a sua disposizione: la sua regia è scandita da zoom e impercettibili carrellate; gli attori compiono sulla scena movimenti plastici; lo script ricorda, quantomeno limitandosi ad analizzarne l’idea, quel The Village (M.Night Shyamalan) che, alla sua epoca sottostimato, ingannò tutti quanti presentandosi come thriller-horror in costume e rivelandosi, solo in secondo luogo, un’opera solidissima e acuta, tutta sul condizionamento mentale e sui pericoli di un’istruzione sbagliata, tradotta in dogmi. Inutile dire che, per quanto tenti, l’esordiente Brian O’Malley attinge, concettualmente ma anche per le ambientazioni villerecce, tanto dal cult di M.Night Shyamalan (a sua volta ispirato al cinema di Peter Weir), quanto a Jack Clayton e al suo The Innocents (Suspense, 1961), soprattutto per quanto concerne le atmosfere sospese e una certa aura cupa che piomba persino sul più bello dei laghi. In The Lodgers - Non infrangere le regole, come in The Village, si ripresenta la lista di norme da seguire come fossero ordini, senza disquisire. Qualcosa assicura ai protagonisti Edward e Rachel, come agli abitanti del sobborgo di M.Night Shyamalan, che si può sopravvivere solo seguendo i supremi dettami, senza mai violarli. The Lodgers - Non infrangere le regole, tuttavia, è privo di un’adeguata presentazione degli abitanti del villaggio e di un pur superficiale tratteggio delle dinamiche della comunità e dei rapporti interni. Viene a mancare una vera sensazione di pericolo e di imminente fine, una fine che, nel suo “padre cinematografico”, era rappresentata dalla rivelazione e, pertanto, da un cambiamento radicale. In The Lodgers - Non infrangere le regole si avverte intensa la mancanza di una coraggiosa Ivy (Bryce Dallas Howard), pronta a sfidare secolari precetti; è assente la messa in discussione di un meccanismo e della sua eventuale distruzione; di un senso di malessere, di profondo timore reverenziale - proprio delle piccole comunità attecchite alla fede in qualcosa, anche di oscuro - e dell'affronto come naturale risposta a un imbroglio troppo grande. Tutto è gelido, fermo in una messinscena che non fa altro che cristallizzare ancor di più un’opera già fin troppo spenta nella sua struttura, nei suoi prevedibili snodi, laddove ve ne siano (il più rilevante colpo di scena consiste nella comparsa di un avvocato che suggerisce di vendere la mansione, ed è tutto dire). Osservando gli sviluppi narrativi dei due film, a confronto, si può stabilire una prima sostanziale, abbozzata, differenza fra opera autoriale e non: se M.Night Shyamalan, da premesse quasi del tutto identiche, si avvaleva del genere per rovesciare le forme e le regole del genere stesso e sollevare una riflessione sulla menzogna e sulla “truffa” delle parole e delle immagini, Brian O’Malley partorisce un’opera profondamente derivativa, rimanendo fortemente ancorato a forme precostituite dell’immaginario orrorifico. Nemmeno imbastendo un accenno di delineazione psicologica dei personaggi o decidendo di far luce sul loro tragico passato, O’Malley (a servizio di quella che risulta una sceneggiatura molto prevedibile) riesce a concepire qualcosa di originale. L’elemento naturale fatale (l’acqua, che novità), la casa infestata, la maledizione, persino un bosco poco rassicurante, sono gli elementi cardine di The Lodgers - Non infrangere le regole, ma ben poco altro: la narrazione incede senza mordente, senza tensione, e l’effetto sorpresa dei primi segreti che vengono a galla viene smorzato dalla loro tardiva rivelazione, che si piazza oltre la metà di un film che nella sua prima parte non tiene di certo il fiato sospeso.