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Last Men in Aleppo

26/02/2018 11:00

Andrea Desideri

Recensione Film,

Last Men in Aleppo

Il conflitto siriano visto dall'interno

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La guerra in Siria continua, sotto gli occhi di tutti. Nell'incredulità generale muoiono persone ogni giorno, in particolar modo bambini. Spettatori involontari di uno spettacolo raccapricciante che, quotidianamente, qualcuno cerca di raccontare mettendo insieme i pezzi: tra chi scappa, chi prega, chi cerca rifugio e chi spera un posto migliore, ci sono i volontari Kaled, Mamhoud e Subhi che si recano nei luoghi distrutti dai bombardamenti per cercare sopravvissuti e mettere ordine tra coloro che, purtroppo, non ce l'hanno fatta. Ecco chi sono gli ultimi uomini di Aleppo, quelli che semplicemente con il loro contributo infaticabile cercano di riportare un barlume di speranza laddove non sembra esserci.


Cosa sta succedendo in Siria? Una strage, una guerra può esser raccontata come un romanzo storico? Nel cercare risposte, si raccolgono tracce di una barbarie che da tempo non accenna ad arrestarsi; una calamità fatta di polveri sottili, di bombe, di colpi, di attentati, di sotterfugi ma soprattutto di vite che si spengono. Quel che emerge in novanta minuti è l'abitudine alla morte: la convivenza con un destino ineluttabile che, tra strategie, interessi e supremazie, coinvolge la gente comune. La guerra è guerra sempre, ma in Siria sta subentrando un clima di rassegnazione quasi glaciale che il regista Firas Fayyad descrive con naturalezza e spontaneità. La stessa che ritroviamo nell'operato dei volontari Kaled, Mamhoud e Subhi: pur con l'animo a pezzi, non hanno ancora trovato la forza di rassegnarsi e aiutano il loro Paese a rialzarsi.


Spostare carcasse di cadaveri presuppone una metodicità e un rigore non previsti, trucchi del mestiere che si imparano sul campo di battaglia. Una battaglia voluta da altri e piombata nelle coscienze di molti, diventate comparse di una strage annunciata. Ecco, quindi, che basta poco per riportare il sorriso dove non c'è: scorgere un cuore che ancora batte dopo il tumulto, un polmone che funziona nonostante l'aria viziata dalle bombe, ritrovare la vita quando attorno c'è solo il richiamo della morte. L'inizio dopo una fine già scritta. L'idea di realizzare questo documentario è nata nel 2011, quando il regista venne arrestato e torturato dal regime di Bashar Al Assad. Last men in Aleppo è il racconto di un calvario che continua da troppo tempo, ma anche del trionfo dell'umanità in un contesto in cui è vietato pensare al domani. Per tutti coloro che un futuro vorrebbero averlo, o quantomeno sperarlo.


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