C'è una frase che apre e chiude Illegittimo nella quale si annida il senso più profondo del film di Adrian Sitaru, regista rumeno che pone sempre la questione morale in primo piano: «C'è solo un fattore che separa la vita dalla morte: il tempo. Tra un nulla e un altro nulla c'è solo lui: il tempo». Illegittimo si svolge su due livelli: uno storico/sociale e uno etico. Il primo ci porta in una Romania moderna e relativamente evoluta, con ragazzi istruiti che non riescono a comprendere e accettare il passato né le contraddizioni del presente. Ai tempi del regime di Ceausescu vigeva il maschilismo, il dominio fisico e morale sulla donna: gli aborti non erano consentiti dalle legge (fino al 1989), né la libera contraccezione o la scelta del cesareo in sala parto. Molte donne erano talmente terrorizzate all'idea di poter morire durante il travaglio, che preferivano non avere figli o correvano il rischio di abortire illegalmente. Il secondo livello ci conduce di fronte al fatto che le nostre più profonde convinzioni, proprio come tutte le cose dell'universo, sono costrette a mutare, a trasformarsi e svanire di fronte allo scorrere del tempo. Questa relatività è tenuta insieme solo dai legami umani e familiari, anch'essi complessi e imprevedibili. La storia raccontata da Illegittimo è infatti quella di una famiglia, formata da un padre che si ritrova a cena con i suoi quattro figli. La tranquilla serata familiare sarà però rovinata, trasformandosi in dramma, dal fatto che i ragazzi hanno scoperto che, durante il regime di Ceausescu, l'uomo ha impedito a molte donne di abortire. Il divario generazionale, la distanza da quegli avvenimenti politici - sostanzialmente, il tempo - impedisce a padre e figli di comprendersi e genera uno scontro ideologico e fisico. Ma anche i figli nascondono dei segreti, che stravolgeranno le rispettive esistenze e convinzioni morali. Il regista Sitaru affronta il tema difficile dell'aborto e il tabù ancestrale dell'incesto, senza pregiudizi, ma mostrandoci gli accadimenti “da dentro”. La sceneggiatura, i dialoghi serrati in tempo quasi reale, la recitazione dei protagonisti, rendono la storia fluida ed empatica; si è davvero risucchiati dal vortice del tempo, finendo col mutare emozioni ed opinioni mano a mano che il film scorre, coi suoi avvenimenti. Quando si cerca di dare al racconto, già esplicativo in se stesso, un intento didattico (come sul senso degli incidenti e degli avvenimenti della vita) l'incanto della narrazione diminuisce. I fratelli Dardenne, maestri del neorealismo poetico, lasciano che siano i fatti, le azioni, i dettagli e i silenzi a raccontare, a dire tutto. Il polacco Kieslowskij amava non esprimere mai giudizi ma lasciare che gli avvenimenti, reali e meno, parlassero, dando modo allo spettatore di crearsi un'opinione e di dare una propria interpretazione. Adrian Sitaru adopera mezzi simili ma non può fare a meno della parola esplicativa: nel caso di Illegittimo è affiancata alla musica crepuscolare di Serenata al Chiaro di Luna di Beethoven, che i protagonisti cercano di ricomporre.