Rhiannon è una ragazza di appena sedici anni che, inaspettatamente, ha incontrato l’amore della sua vita. La sua anima gemella, però, non ha un corpo né una forma precisa, è una suggestione. Un’emozione costante che prende vita, proprio questo è A per lei: la consistenza misteriosa dei suoi tumulti che si realizza ogni giorno in un corpo diverso. Può l’amore superare ogni confine e descrizione in nome dell’empatia emozionale? Michael Sucsy con Ogni giorno seziona l’amore passionale fino a scomporlo, tanto da negarvi una consistenza. Ci si innamora di un’anima piuttosto che del suo involucro corporeo? Sembra una frase fatta, e invece si concretizza in questo film in grado di concepire i sentimenti come un calderone in perenne mutamento. L’amore vive varie fasi che cambiano forma, contesto e modalità. Ecco, dunque, che “A” non è altro che la proiezione di ciò che ognuno di noi ha vissuto e continua a vivere nella vita; un sentimento cambia, così come muta la persona che abbiamo di fronte e quell’ardore ce lo fa vivere. Così Rhiannon si approccia ai primi sussulti del cuore, capendo abbastanza presto che ogni istante è fatto di emozioni ed ogni emozione assume la forma designata a seconda della prospettiva che scegliamo di considerare. “A” è soltanto una summa di esigenze, di attenzioni, di richieste che ogni donna vorrebbe sentirsi dire. È quel passo in più che qualche uomo dovrebbe fare, oltre la paura, oltre le conseguenze e gli standard. Dunque, se quel passo viene meno, chiunque finisce con l’idealizzare i propri istinti e plasmare le proprie sensazioni. Allora Rhiannon si rifugia in un porto ideale che ha la consistenza di un soffio di vento e s’impossessa, volta dopo volta, di corpi diversi per afferire sempre a lei. Al pari di un mantra salvifico, “A” è l’essenziale tanto sperato in grado di cambiare costantemente ubicazione riuscendo, comunque, ad esser cercato e trovato. L’intento principale di Ogni giorno sembra quello di voler salvare i sentimenti ad ogni costo, anche se – per l’appunto – mutano forma e ambizione. Il film di Michael Sucsy vuole necessariamente portare tutto sulla dicotomia fra essere e apparire; racchiude questo film entro un eterno dibattito che non troverà mai risposta, in quanto le passioni non son fatte per esser spiegate ma soltanto per esser vissute. Possiamo, quindi, dedurre facilmente che sul piano emozionale siamo dinnanzi a un salto nel vuoto, anche se dal punto di vista dell’originalità scenica non si registrano particolari evoluzioni. Tutto clamorosamente prevedibile: il film sembra costantemente preparare il pubblico a un colpo di scena... che non arriva mai. Ogni giorno è l’ennesima declinazione del romanticismo cinematografico. Rappresenta il costante avventurarsi nella ripetitività e finisce per lasciarci intrappolati in un perenne volo pindarico senza una compiutezza accettabile.