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Parlami di Lucy

10/04/2018 11:00

Aurora Tamigio

Recensione Film,

Parlami di Lucy

Un'opera prima, a suo modo sorprendente

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Si va incontro a emozioni contrastanti approcciandosi alla visione di Parlami di Lucy, film del regista calabrese Giuseppe Petitto, scomparso prematuramente nel 2015. Lascia perplessi il dramma familiare annunciato dalla trama; rende diffidenti la presenza nel cast di Antonia Liskova, attrice nota più per il piccolo che per il grande schermo; desta curiosità l’ambientazione tra le valli trentine. Ma quando questo film inizia, ogni (pre)giudizio rimane sospeso ed è impossibile non pensare che, con tutti i suoi difetti e punti non riusciti, Parlami di Lucy sia un’opera coraggiosa e affascinante. Un'opera prima certo, ma di quelle che restano attaccate alle spalle una volta usciti dalla sala cinematografica.


Nicole (Antonia Liskova) vive in mezzo alle montagne con sua figlia Lucy (Linda Mastrocola), una bambina introversa e solitaria che fatica a comprendere. Roman (Michael Neuenschwander), suo marito e padre di Lucy, va e viene: la sua doppia vita, anche sentimentale, è stata causa di non poche sofferenze per la donna. Nicole è frustrata, schiava dell’alcol e ossessionata da visioni che - forse – può condividere solo con sua figlia.


È parecchio difficile raccontare la trama di Parlami di Lucy, più o meno in breve e senza spoiler. Questo film ha qualcosa di inafferrabile, che sfugge alla comprensione e anche alla messa in fila lineare, ed è colmo di tanti piccoli simbolismi che solo il finale a sorpresa riesce un po’ a risolvere. Non tutto riesce bene, va detto: la complessa struttura temporale – che diventa ancora più complicata nella seconda parte del film – entra spesso in conflitto con la statica ambientazione, fatta di poche location (la casa, il cortile, il passo di montagna, il motel), e con il ritmo lento della narrazione. Le sequenze oniriche, i continui flashback, la suspense a tutti i costi sono ingredienti che potevano essere dosati con più equilibrio. Eppure le atmosfere, sin dallo straniante incipit, appaiono davvero ben riuscite. Gli scenari montuosi consentono di alternare alle fredde e bianchissime rocce dell’esterno, il legno e gli interni bui dell’isolata casa in cui si svolge il film. La protagonista di Antonia Liskova, algida e disperata, è una vera sorpresa: la sua interpretazione, pur con qualche eccesso recitativo, riesce soprattutto nel duetto con la piccola, biondissima e inquietante Linda Mastrocola. Parlami di Lucy è, nel bene e nel male, un film sorprendente. Un po’ The Others, un po’ Babadook, un po' thriller, un po' horror: appare evidente la volontà di raccontare una storia più profonda e intima di ciò che appare. L'angosciante scena di inizio anticipa cautamente (fin troppo) quello che solo il finale rivela. Così come gli indizi disseminati lungo la vicenda. Ci si domanda, infatti, per tutta la durata: qual è il tema del film, la storia di una donna tradita o la relazione difficile tra una madre e di una figlia? E qual è l’archetipo horror che il film rincorre, la possessione demoniaca o la casa maledetta? In altre parole: qual è il dramma che lega Nicole e Lucy? La risposta solo alla fine: molto semplice, ma anche molto triste.


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