I titoli di testa e le musiche ci trasportano da subito in un'atmosfera originale e sperimentale, un po' Marvel e un po' Sin City a colori, anche se la storia che sarà liberamente raccontata è la più classica e antica, la storia delle storie: quella di Ulisse, l'uomo portato dalla guerra e dal destino, per anni, lontano dalla sua famiglia e dalla moglie Penelope. Molti nemici dovrà affrontare, molti ostacoli, prima di tornare a casa. Il regista Federico Alotto, alla sua opera prima, mette in scena un film d'azione, avventura e fantascienza dal respiro internazionale, sceneggiando insieme a James Coyne (già autore degli script di Sherlock Holmes III e di Treasure Island). Siamo nel futuro, nel 2020, e gli Stati Uniti d'Europa sono stati sanguinosamente riuniti sotto il potere di una dittatura illuminata, quella del tiranno Michael Ocean (interpretato da Danny Glover): corruzione, droga e violenza dilagano a Taurus City, una Torino irriconoscibile, se non fosse per la Mole Antonelliana sullo sfondo. Il nostro eroe (l'ex modello Andrea Zirio), rientrato dal fronte molto segnato nello spirito e nel corpo dagli orrori a cui ha assistito, vorrebbe ritrovare la moglie scomparsa (l'attrice rumena Anamaria Marinca) alla quale ha fatto il giuramento di tornare. Molte figure perturbanti e misteriose lo accompagneranno oppure ostacoleranno la sua strada: l'amico fraterno Nico, il solidale Alcyde (Udo Kier), l'orripilante Pòpov, la malinconica transessuale Hermes, il dio dei Venti Aeo... fino a una discesa negli inferi, per consultare l'oracolo, guidato da l'enigmatica e infernale The Seer (Skin). Ulysses: A Dark Odyssey è un film decisamente convincente, ben confezionato e altrettanto ben strutturato, che entra con moderna naturalezza in un grande classico della storia della letteratura universale e ne riprende alcuni temi, regalandoci una storia, a tinte fosche, d'avventura e amore. Il protagonista è un uomo spaesato e confuso, alla ricerca dei suoi ricordi e che ha come unica meta quella di mantenere la promessa fatta all'amata. L'Ulisse di Omero invece era l'Uomo, mosso non solo, come Andrea Zirio, dal coraggio, dall'amore e dalla ribellione, ma soprattutto dalla curiosità di sapere, conoscere, e animato da una furbizia e da un'intelligenza senza pari. Queste ultime doti invece, non appartengono al bell'action hero del film di Alotto. Vero che il film non ha, né deve avere, pretese didascaliche o di verosimiglianza col mondo omerico, ma è un grande segno dei tempi e un indicatore chiaro del nostro presente questa lettura che vede la mente del protagonista confusa e un Potere superiore che la vuole mantenere tale. Soprattutto il finale, non svelabile, ma profondamente diverso dall'epilogo omerico, ci mostra un'umanità disorientata e senza speranza, che non cerca uno scopo supremo (pur avendone le premesse), ma soltanto una propria piccola meta. Un disfattismo che batte persino il pessimismo classico e che lascia l'eroe impotente, invendicato e privato del bene supremo della propria intelligenza.Tanto è vero che l'espediente utilizzato dall'Ulisse omerico di farsi chiamare Nessuno, viene riproposto dal protagonista del film non più per astuzia, ma quasi per mancanza di autostima. Splendida la scena nella quale i due protagonisti, per le circostanze, si ritrovano sul palcoscenico di un teatro, inscenando una commovente finzione nella finzione.