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Favola

26/06/2018 11:00

Riccardo Tanco

Recensione Film,

Favola

La black comedy con Filippo Timi nei panni di una casalinga americana anni '50

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Stati Uniti, anni' 50: Miss Fairytale (Filippo Timi) è una casalinga che passa le sue giornate nella sua casa perfetta tra lavori domestici, conversazioni con un barboncino impagliato e strani incontri con l'amica Emerald (Lucia Mascino). Stanca del marito e della vita monotona che conduce, Miss Fairytale vorrebbe qualcosa di diverso, ma a un tratto un cambiamento inaspettato irromperà nella sua vita. Presentato in anteprima al Torino Film Festival nel 2017 e distribuito come uscita evento per i giorni 25-26-27 giugno 2018 nei cinema italiani, Favola è l'opera seconda del regista Sebastiano Mauri. Basato sullo spettacolo teatrale omonimo, il film è tratto da un soggetto di Filippo Timi che ne ha curato anche la sceneggiatura assieme al regista.


Favola si presenta come una commedia malinconica e stralunata, ambientata nell'America degli anni '50 dove a farla da padrone e un'estetica kitsch volutamente artefatta. La messa in scena sfarzosa ed esagerata si tramuta in un immaginario di colori sgargianti, tra arredamenti e carta da parati; il riferimento fin troppo ambizioso è il melodramma Sirk, ma si è più vicini a Wes Anderson o alle atmosfere di un film come The Help.


Favola prova con strana ironia a risultare un unicum: il protagonista Filippo Timi, nei panni di una casalinga, si muove in una casa delle bambole tra discorsi femminili e incontri inaspettati; ma nel film di Sebastiano Mauri la risata e la situazione divertente, così come la costruzione dell'immagine, appare fin troppo forzata e mai spontanea. Favola prova a ragionare e a riflettere in modo diverso sulla questione di genere, sulla riaffermazione dell'identità... ma nonostante l'estrema leggerezza dei toni e le atmosfere quasi da sit/com, il film non trova la chiave giusta per apparire irriverente, spensierato o stimolante. La sensazione è invece quella di una scrittura pleonastica, che gira a vuoto con scenette ripetute e slegate. Sebastiano Mauri prova a mixare diverse idee di cinema, suggestioni e un frullato di generi; ma l'umorismo, invece che dissacrante, finisce per essere innocuo. E la svolta finale, troppo didascalica e schematica, se non ampiamente prevedibile, conferma l'impressione di un film con troppe idee... molte delle quali rimaste a metà.


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