Salvatore e Felice vivono nell'ospedale psichiatrico di uno sperduto paesino della Puglia. Sono due reietti della società , due sconosciuti del mondo. Quando Salvatore combina un pasticcio, decide di scappare dalla terra in cui ha trascorso l'intera vita e si trascina dietro il sensibile Felice. Grazie a una comitiva di olandesi, i due salgono su un autobus ignari della destinazione e si ritrovano a Rotterdam. Senza un posto dove stare e senza conoscere la lingua, troveranno un valido aiuto in Anke, una ragazza che prende il loro caso a cuore e decide di aiutarli. Sarà un viaggio soprendente per i due, che permetterà loro di sentirsi completamente parte di quel mondo che avevano messo da parte. Presentato al Bifest Bari International Film Festival 2018, il film è la storia di due outsider che scoprono la generosità , la diversità e la bellezza del mondo che ci circonda. Salvatore lavora nell'ospedale psichiatrico di una assolato paesino di Puglia da sempre, così tanto che ha stretto amicizia con Felice, paziente dell'ospedale con forte disabilità mentale, che riesce a stare tranquillo solo in sua compagnia. I due sono inseparabili, tanto che alcuni li scambiano per fratelli. Ma Salvatore non è un semplice volontario, è in realtà un vero paziente dell'ospedale che ha un problema d'ira, e che fa di tutto per nasconderlo. Così Salvatore si trova in una grosso guaio, che lo porta a dover scappare di fretta e furia dalla sua sicurezza e dalla sua vita sempre uguale. Porta con sé anche Felice e inizia così a bordo di un motorino sgangherato l'avventura dei due amici tra sconosciuti, nuove conoscenze, gentilezza, libertà e un nuovo mondo tutto da scoprire e vivere. Nuovi cibi, abitazioni, diversi modi di amare e di vivere la vita. Un road trip improvvisato, con risultati soprendenti. Esordio alla regia per il grande schermo del premiato attore Paolo Sassanelli, Due piccoli italiani vuole esser una commedia dedicata all'amore e alle diversità . I due protagonisti ci ricordano personaggi già visti al cinema: soprattutto per Felice è inevitabile è il confronto con Rain Man o, più in piccolo, con la recente commedia Quel che basta. L'interpretazione di Paolo Sassanelli è buona, ma a volte sembra vertere sull'imitazione di qualcosa di già visto. La sceneggiatura mette troppa carne al fuoco e rischia di rendere il tutto un po' confuso. Forse sarebbe stato più interessante focalizzarsi su determinati temi specifici, anche più semplici.