Mike Kendall è un ex poliziotto che ha perso pistola e distintivo per via di un conflitto con armi da fuoco in cui è rimasto coinvolto. La morte del collega e di una giovane donna rapita e nascosta nel bagagliaio, unita alla quantità di alcool presente nel suo sangue al momento della sparatoria, hanno costretto infatti i superiori a licenziarlo in tronco. Ora l'uomo trascorre le sue giornate a bere, in cerca di un nuovo lavoro, nonostante i suoi ben noti precedenti gli precludano la maggior parte delle opportunità. Quando un giorno rinviene sul ciglio di una strada provinciale una ragazza gravemente ferita, la porta in ospedale ma purtroppo questa perde la vita la notte stessa. Sentendosi coinvolto emotivamente e senza mai aver perso l'istinto naturale, Mike decide di mettersi a indagare per proprio conto spacciandosi per investigatore privato. E attirandosi l'ostilità di alcuni dei suoi vecchi compagni del dipartimento. Un film spigoloso come il volto del suo protagonista: John Hawkes, troppo spesso sottovalutato dalle grandi produzioni, anche in quest'occasione si dimostra un attore solido e intenso capace di dar vita a figure credibili nella loro apatia. Apatia da un mondo, cinematografico e non, impostato su certi modelli estetici. Small Town Crime riporta il noir alle sue radici più cupe e primordiali, trovando perfetto palcoscenico degli eventi nella cittadina di provincia luogo dei drammatici eventi. Dopo una parte introduttiva che caratterizza al meglio il personaggio di Kendall, ormai annebbiato dall'alcool dopo il licenziamento dalle forze dell'ordine, mettendolo di fronte a tutti i propri demoni e relative debolezze, l'operazione si adatta con grinta agli schemi basi del filone: i risvolti polizieschi, pur non brillando per originalità, riescono ad appassionare; così come la ricerca della verità da parte del protagonista, determinato a tornare "quello che era" prima del tragico evento che ha troncato la sua carriera da tutore della legge. Il tutto non facendo a meno di una sarcastica ironia, attraverso il tratteggio di alcuni volti secondari e della curiosa coppia di villain, tra i più improbabili assassini su commissione del cinema recente. Tralasciando un finale che, per quanto coinvolgente, risulta parzialmente inverosimile (anche per via delle "forze" messe in campo), la regia e la sceneggiatura curate a quattro mani da Eshom Nelms e Ian Nelms, alla loro terza collaborazione di coppia, convince per una messa in scena essenziale che sviscera gli archetipi del poliziesco rurale, con piccoli bar dove tutti conoscono tutti e segreti che si annidano nella comunità locale; tra affetti da ricucire e vecchi rancori mai sopiti e dove l'uso della armi da fuoco è sempre e comunque preferito a soluzioni più diplomatiche. Small Town Crime (disponibile su Netflix) rispecchia questo mood sarcastico e dolente anche nell'azzeccata colonna sonora, capace di accompagnare con le giuste sonorità le atmosfere torbide di un racconto dove gli antieroi sono pronti a perseguire un sentiero di vendetta personale, forse scomodo ma a volte necessario.