
Vittoria, diretta erede al trono d'Inghilterra in assenza di candidati maschi, vive sin dall'infanzia sotto la costante pressione della madre e del di lei consorte Sir John Conroy, il quale tenta con ogni mezzo di far firmare alla bambina un documento di reggenza che gli garantisca maggiori poteri almeno fino al compimento dei venticinque anni d'età, auspicando nell'imminente morte dell'attuale sovrano. Quando il re muore, Vittoria - da poco maggiorenne - assume il ruolo di regina. Da subito a palazzo si agitano giochi politici con l'intenzione di approfittare dell'inesperienza della ragazza, aiutata nelle questioni principali dal fidato e affascinante Primo Ministro Lord Melbourne. Ma il cuore della giovane batte soltanto per il coetaneo Alberto, nipote di Leopoldo I re del Belgio, che sia per ragioni di stato che per essersi realmente innamorato di Vittoria, farà di tutto per stare vicino alla regina e proteggerla da ogni tipo di insidia. Un film fortemente voluto da Sarah Ferguson, duchessa di York e moglie del principe Andrea, discendente della regale figura protagonista, detenente fino a qualche anno fa il record per il periodo più lungo di reggenza nella storia della monarchia britannica. Diretto nel 2009 dal canadese Jean-Marc Vallée, in futuro dietro la macchina da presa dell'osannato Dallas Buyers Club (2013), The Young Victoria ripercorre per filo e per segno i primi anni sul trono della giovane principessa, con tanto di prologo che ci mostra l'infanzia e l'importanza fondamentale dei rapporti umani che daranno poi ragione alle scelte compiute dalla sovrana. La sceneggiatura di Julian Fellowes - a cui dobbiamo gli script di raffinate opere in costume per il grande e il piccolo schermo quali Gosford Park (2003) e Downtown Abbey - segue abbastanza fedelmente il corso degli eventi, con solo una manciata di situazioni ovviamente romanzate per imprimere un maggiore impatto emotivo a prova di grande pubblico. Tra romanticismo e giochi politici, i cento minuti di visione intrattengono con gusto. Ma se da un lato la sobrietà d'intenti è apprezzabile, la mancanza di un climax finale si fa sentire, con una conclusione affidata a info storiche scritte in sovrimpressione e l'assenza nel complesso di veri e propri colpi di scena o passaggi madre, trasformando la visione in un semplice resoconto della vita di Vittoria. La messa in scena nasconde in parte queste mancanze narrative grazie a una magistrale ricostruzione ambientale dell'epoca, con lo sfarzo degli antichi castelli e monumenti d'epoca e l'eleganza dei costumi, tanto che il relativo premio Oscar è stato meritatamente vinto da Sandy Powell. E le interpretazioni del cast contribuiscono ulteriormente a calare nell'affascinante contesto, con comprimari di lusso quali Mark Strong, Miranda Richardson, Paul Bettany e Jim Broadbent ad accompagnare la luminosa performance di Emily Blunt, capace di commuovere e appassionare il pubblico dando vita a una figura autentica e dalle profonde sfumature. The Young Victoria (disponibile fino al 30 settembre nel catalogo di Netflix) è un'opera sicuramente decorativa le cui mancanze di scrittura sono ampiamente ripagate dalla raffinatezza di un'estetica impeccabile e dalle notevoli interpretazioni del numeroso parterre attoriale.