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Tutti in piedi

27/09/2018 11:00

Emanuela Di Matteo

Recensione Film,

Tutti in piedi

Franck Dubosc, alla sua opera prima come regista

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L’attore francese Franck Dubosc, alla sua opera prima come regista, in Tutti In Piedi riveste anche il ruolo di attore, sceneggiatore e produttore del film: il risultato è una divertente e commovente commedia romantica, fresca e piacevole. Il suo protagonista maschile, Jocelyn è un cinquantenne benestante e di successo, che ricorda un po’ il personaggio interpretato da Hugh Grant, affascinante eterno Peter Pan, in About a Boy - Un ragazzo (2002). Jocelyn ama mentire e ama sedurre tutte le belle donne che incontra. Come in ogni commedia degli equivoci che si rispetti, quando fa la conoscenza della giovane e sexy Julie (Caroline Anglade), si finge paraplegico per indurle tenerezza. Ma Julie, che ha una sorella, Florence, sulla sedia a rotelle, pensa bene di fargliela conoscere sperando che tra loro nasca qualcosa. Florance (Alexandra Lamy), che anni prima ha avuto un incidente stradale, è bella, intelligente, piena di interessi e voglia di vivere. Riuscirà, nonostante tutto, a fare breccia nel cuore inaridito, nella personalità insicura e piena di pregiudizi e luoghi comuni di Jocelyn?


Personaggi squinternati e amici eccentrici; non mancherà neppure un breve e surreale viaggio a Lourdes, alla ricerca di un miracolo. Non era semplicissimo maneggiare la materia della disabilità con leggerezza e farne una spensierata - ma non troppo - storia d’amore: Franck Dubosc ci è riuscito molto bene. Il messaggio che Tutti in Piedi vuole comunicare è che chi è condannato a rimanere seduto ci appare diverso… ma in realtà non lo è. Alexandra Lamy è energica e radiosa; riesce a mediare con efficacia quel misto di paura (di essere tradita e restare delusa) e al contempo forza e fiducia in se stessa che è rappresentato dal personaggio di Florence. Nostalgica, potente e romantica, si fa notare anche la colonna sonora del film, con musiche originali di Sylvain Goldberg, Emilien Levistre e Xiaoxi Levistre. Il titolo del film è stato ispirato da un errore che il cantante Francois Feldman fece in TV durante il programma Telethon, invitando tutti i presenti – compresi disabili – ad alzarsi in piedi… suscitando l’imbarazzata ilarità generale.


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