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La donna dello scrittore

15/10/2018 10:00

Emanuela Di Matteo

Recensione Film,

La donna dello scrittore

Un melodramma nel quale i protagonisti si muovono come fantasmi

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Il pluripremiato regista tedesco Christian Petzold proviene dalla cosiddetta scuola di Berlino, che pone in primo piano tematiche realistiche e politiche: nei suoi ultimi film i protagonisti sono posti fra la vita e la morte da coincidenze e situazioni lavorative; l'identità, sfuggente e indefinita dei suoi personaggi è una tematica altrettanto ricorrente. La donna dello scrittore, il suo ultimo lavoro, non fa eccezione. Come nel romanzo dal quale il film è tratto, siamo nel 1944, nel sud della Francia. Il protagonista è Georg (Franz Rogowski), un rifugiato tedesco che fugge nella città di Marsiglia poco prima dell'arrivo delle truppe della Germania. Georg è disperato, ha poco e nulla con sé, tranne una borsa contenente i documenti di uno scrittore di nome Weidel, suicidatosi da poco per il terrore delle persecuzioni. Utilizzerà questi documenti, fra i quali ci sono un manoscritto e alcune lettere, per assumere l'identità dello scrittore morto e cercare di salvarsi la vita. Grazie al lasciapassare dell'ambasciata messicana contenuto nella borsa, otterrà un passaggio in nave, allacciando relazioni brevi e fugaci con altri rifugiati. Tra di essi c'è Driss, figlio di un altro rifugiato ucciso in un tentativo di fuga. L'incontro con la bella e misteriosa Marie (Paula Beer) cambierà il suo destino, e ne scaturirà una storia d'amore impossibile e malinconica.


La donna dello scrittore è un melodramma nel quale i protagonisti, smarriti, in transito continuo, si muovono come fantasmi in un labirinto. La voce narrante del film ribadisce e sottolinea la sua matrice letteraria e la scelta di non fare ricostruzioni storiche, ma prediligere l'ambientazione nel presente, rende il messaggio umano e politico più potente. Due epoche diverse convivono allo stesso tempo e si sovrappongono, in un viaggio fra diverse realtà che ricorda un po' un film precedente di Petzold La scelta di Barbara, nel quale la protagonista era in procinto di passare nella Germania dell'Ovest nel 1980. Il passaggio fra luoghi diversi era al centro anche del film Il Segreto del Suo Volto, nel quale una donna reduce dai campi di concentramento tornava sfigurata in volto, come accadeva alla Germania post conflitto, incapace di riconoscersi. La donna dello scrittore ha partecipato in Concorso all'ultimo Festival di Berlino 2018.


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