Nel Canada del 1800 Zanna Bianca è un cucciolo per metà lupo e per metà cane, proprio per questo odiato dai suoi simili che vivono allo stato brado. La bestiola cresce nella foresta in compagnia della madre, tra i pericoli che la natura incontaminata nasconde dietro ogni angolo, fino a quando i due animali non vengono accolti dalla tribù indiana di Castoro Bianco che, dopo averli addestrati, gli assegna dei precisi ruoli come animali da trasporto, sia questo di uomini o di materie prime. Quando però il capo indiano deve recarsi in città per recuperare un'ingente somma di denaro determinante per la sopravvivenza della sua gente, Zanna Bianca lo accompagna e ben presto attira le attenzione di diversi brutti ceffi del luogo, specializzati nell'organizzazione di incontri clandestini tra cani. Sorprende che per assistere a un adattamento animato, pensato per il grande schermo, dell'omonimo romanzo di Jack London si sia dovuto aspettare l'anno corrente: con questa nuova versione di Zanna Bianca ci troviamo infatti di fronte alla prima trasposizione disegnata dell'immortale classico, che ha per protagonista il cane lupo che ha fatto sognare e commuovere generazioni e generazioni di lettori di ogni età e latitudine. Il film, frutto di una co-produzione tra Stati Uniti, Francia e Lussemburgo, in molti territori è stato distribuito direttamente nel catalogo di Netflix come produzione originale, mentre da noi ha visto la luce delle sale, per la gioia di grandi e piccini. Il regista Alexandre Espigares, già addetto in qualità di esperto agli effetti visivi di grosse produzioni europee e hollywoodiane nonché vincitore del premio oscar al miglior cortometraggio animato nel 2014 per Mr. Hublot, esordisce dietro la macchina da presa sfruttando con cognizione di causa le moderne tecniche del settore. La fittizia messa in scena è frutto di uno stile misto, con l'animation capture usato per i personaggi umani e l'utilizzo della pittura per dipingere l'intero insieme, scelta che si fa molto apprezzare soprattutto nella resa estetica dei paesaggi, con scorci suggestivi che lasciano senza fiato in diverse occasioni. La storia è narrata dal punto di vista dell'animale, con il quale il pubblico "stringe amicizia" fin da quando questi è un tenero e curioso cucciolo che vive spensierato con la madre; l'arrivo dell'inverno e un lungo periodo di carestia iniziano a instillare i sussulti di quell'alone drammatico che dominerà poi alcuni passaggi della visione, in un percorso di formazione che porterà il protagonista su quattro zampe a comprendere meglio la propria natura, libera e selvaggia, e a diventare finalmente adulto. Il racconto si muove per gran parte del minutaggio a ritroso nel tempo, con un lungo flashback susseguente allo svenimento di Zanna Bianca, all'inizio della visione già adulto e impegnato suo malgrado negli incontri clandestini all'ultimo sangue. La sceneggiatura, pur rimanendo relativamente fedele all'opera originaria, per quanto discretamente coinvolgente non si prende mai un rischio di sorta, trovandosi a procedere linearmente fino al liberatorio epilogo. Il senso di epica si sprigiona solo a tratti, lasciando qualche rimpianto sulla gestione di tempi e atmosfere tanto che, con un maggior equilibrio di toni si sarebbe potuto assistere ad una nuova gemma del cinema d'animazione moderno, traguardo qui purtroppo solo sfiorato nonostante un risultato più che decoroso.