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Il presidente

21/11/2018 11:00

Andrea Desideri

Recensione Film,

Il presidente

Le tortuosità della cordigliera andina fanno da scenario alle preoccupazioni del Presidente

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In un hotel isolato sulla Cordigliera delle Ande è programmato un vertice dei Capi di Stato latinoamericani sul futuro energetico di tutta l’area. Il presidente argentino Herman Blanco si presenta all’appuntamento impensierito da una complicanza: sulla sua testa pende lo spauracchio di uno scandalo in merito a dei finanziamenti occulti, e il suo ex genero potrebbe far crollare l’intero castello di carte. Inoltre, gli Stati Uniti potrebbero avere un ruolo fondamentale circa l’esito dell’accordo finale.


Le tortuosità della cordigliera andina sono uno scenario ideale per rispecchiare l’alternanza dello scenario politico e sociale a cui sono costantemente sottoposti gli uomini di potere. Il presidente, l’ultimo lavoro di Santiago Mitre, analizza il tema del potere passando per l’influenza che determinate persone hanno sulle masse. Non soltanto per una questione di carisma, ma anche e soprattutto per una costruzione d’immagine che ogni personaggio di rilievo deve avere. Il regista argentino si frappone tra pubblico e privato di una personalità rilevante, la massima carica argentina, e cerca di capire quanto possa essere difficile gestire questi due momenti.


Il presidente vuole far luce – per quanto sia possibile – sul non detto e non scritto che alimenta l’establishment politico e sociale. Un riflettore puntato su quegli aspetti interni, che conoscono in pochi, e che possiamo ricostruire soltanto grazie ai documenti e la cronaca. Mitre raffigura Blanco al pari di un uomo provato, ma orgoglioso di poter lavorare al servizio del proprio Paese. Questo moto d’orgoglio funge anche da giustificazione e pretesto per ammettere, o cercare di collocare contestualmente, qualunque nefandezza.


Chiunque ha a che fare col potere deve scendere a compromessi: la politica, in questo contesto, viene intesa come arte del possibile, in cui gli ideali prestano il fianco alla concretezza. Quindi, il concetto di influenza mediatica si fa largo con pacatezza e puntualità senza lasciare spazio a particolari supposizioni: ogni cosa è spiegata nel dettaglio, evitando di interrompere qualunque aspetto.


Santiago Mitre, in questa sua ultima opera, aggiunge un tassello ulteriore: il potere, contaminato dagli scandali; l'imprevisto in grado di mettere in discussione una reputazione. Quest’analisi del leader riporta l’intera vicenda su un piano più conosciuto – e se vogliamo, più umano – che rende tutto apprezzabile e godibile: ogni Capo di Stato è prima di tutto un uomo che si consolida grazie ai suoi punti di forza, ma migliora riuscendo a gestire le sue debolezze.


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