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Sogno di una notte di mezza età

19/10/2018 11:00

Marcello Perucca

Recensione Film,

Sogno di una notte di mezza età

Daniel Auteuil dirige le proprie fantasie amorose

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Due mostri sacri del cinema francese, Daniel Auteuil (qui anche in veste di regista) e Gérard Depardieu, tornano a recitare insieme nella commedia brillante Sogno di una notte di mezza età, tratta da una pièce teatrale di buon successo in patria scritta dal commediografo Florian Zeller e portata a teatro dallo stesso Auteuil. Il film prende l’avvio dall’incontro casuale fra Daniel e l’amico di vecchia data Patrick . I due, che si erano persi di vista, si danno appuntamento per una cena a casa di Daniel. Sarà l’occasione per Patrick di presentare a Daniel e a sua moglie Isabelle (Sandrine Kiberlaine) Emma (Adriana Ugarte), la sua nuova giovane fiamma con la quale convive ormai da qualche tempo. Nonostante Daniel sia profondamente innamorato di Isabelle, l’apparizione della bellissima e seducente Emma sarà per lui fonte di grande sconvolgimento. Senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso, dotato di una immaginazione assai fervida, Daniel inizierà a fantasticare di poter intrattenere una relazione con la ragazza. Le sue fantasie saranno così intense e ripetute da portarlo a estraniarsi dalla cena per vari, lunghi momenti, mentre Isabelle inizierà a nutrire sospetti su di lui.


Come dichiarato da Daniel Auteuil nelle note di regia, Sogno di una notte di mezza età «non è altro che una fantasia amorosa attraverso la quale ci si pone la domanda alla quale ognuno può rispondere: cosa si desidera davvero quando desideriamo qualcun altro?». Con queste intenzioni, il film non parte male, mantenendo per tutta la prima parte il piglio di una di quelle commedie scoppiettanti e dal sapore tipicamente francese. Situazioni comiche e surreali non mancano, particolarmente divertenti quando comprendono il continuo passare dalla realtà ai sogni a occhi aperti di Daniel, che si immagina Emma in atteggiamenti conturbanti o romantici. Alla lunga, però, il gioco ripetuto del rimbalzo fra realtà e immaginazione non regge e il film si perde in cliché scontati che conducono, un po’ stancamente, al finale piuttosto prevedibile.


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