Siamo in una città francese sulla Costa Azzurra e già nella prima scena di Angel Face appare chiara la dinamica familiare che la regista francese Vanessa Filho, alla opera prima, ci sta per raccontare. Una mamma si addormenta, letteralmente, fra le braccia di una bambina, che le canta una canzone e la rassicura circa il proprio amore. I ruoli sono invertiti e l'adulta, Marlene (Marion Cotillard) pur volendole bene, non è assolutamente in grado di prendersi cura della figlia Elli (Ayline Aksoy-Etaix), ragazzina intelligente e testarda, che non sa chi sia il padre ed ha un potente bisogno di essere vista ed amata. Marlene, incapace di gestire se stessa, le sue pulsioni e il suo alcolismo, depressa e autodistruttiva, all'inizio manda a monte il suo matrimonio e poi arriva ad abbandonare per giorni la figliola, alternando dichiarazioni d'affetto a scomparse totali, sia fisiche che emotive. A questa storia si aggiunge quella di un giovane giostraio, Julio (Alban Lenoir) che cerca con la disperazione dei colpi battuti sulla porta e inascoltati di riallacciare una relazione col padre, che è dirimpettaio di Elli. La bambina decide che l'uomo potrebbe essere suo padre, o almeno le piacerebbe che si prendesse cura di lei, e non sceglie male. La storia di un'adulta allo sbando, che si lascia sballottare con spensierata follia dalle onde della vita, trascinando un'altra piccola donna a fondo con sé. Angel Face è un film profondamente commovente, anche grazie alla bravura dei protagonisti. Vanessa Filho maneggia con attenzione e perizia la materia familiare, registrando l'imbarazzo e la difficoltà degli adulti a relazionarsi col mondo dell'infanzia, che è complesso. Delicato, come un gioco fra le onde, e potente e forte, quando le onde si ingrossano di disperazione e rabbia. La fotografia pop e colorata esalta la bellezza femminile delle protagoniste, una bellezza angelica che fa da contraltare ai drammi interiori che divorano entrambe, la donna e la bambina.