
In principio fu Dal tramonto all’alba: la storia di due criminali (George Clooney e Quentin Tarantino) in fuga verso il Messico. La prima metà del film ha toni pesantemente pulp che fanno credere allo spettatore di stare guardando un thriller on-the-road; i protagonisti passano il confine e si fermano in un pub sperduto in mezzo al deserto. Qui fiumi di tequila, uno striptease di Salma Hayek, parecchi motociclisti dalla faccia poco raccomandabile. Poi tutto si trasforma grazie a una virata di registro che, se non si sa nulla del film, fa saltare sul divano. Spuntano i vampiri, brutti e affamati, e tutto annega in fiumi di sangue e protesi in lattice degne del più becero b-movie. Vedendo Overlord si ha l’impressione che JJ Abrams (qui in veste di produttore) abbia voluto replicare il medesimo effetto sorpresa, cercando di far credere allo spettatore di stare guardando un solido - ma nemmeno molto - film di guerra, per poi sterzare verso l’horror. Peccato che il risultato sia debole, pasticciato e anche un po’ noioso. E se un film con degli zombie nazisti riesce ad annoiare lo spettatore... vuol dire che c’è davvero qualcosa che non funziona! L’incipit di Overlord richiama un’altra premessa tarantiniana con un gruppo di bastardi senza gloria che, alla vigilia del D-Day, devono fare saltare una torre radio tedesca per facilitare lo sbarco degli Alleati. Nel corso della missione, però, si imbatteranno in un laboratorio segreto dove scienziati nazisti conducono macabri esperimenti sui cadaveri. Come detto in apertura, Overlord ha due anime: per i primi 40 minuti si ha l’impressione di assistere a un film di guerra girato con criterio, con una sequenza d’apertura che segue il drappello di soldati da dentro la carlinga dell’aereo al lancio con il paracadute, sino a cadere in acqua e scappare in un bosco. Bello, convincente, solido, nonostante l’ottusa edulcorazione razziale che ormai impera su Hollywood. In Overlord il protagonista è il solo nero (è il sergente che comanda la squadra: un sergente black nella Seconda Guerra?) in un plotone di bianchi, e nessuno pare farci caso nonostante nel 1944 gli Stati Uniti fossero nel pieno della loro segregazione razziale in patria, figurarsi nell’esercito! Ma il vero problema di Overlord non è nemmeno questo, non lo è neanche la caratterizzazione dei personaggi pressoché nulla. Il vero problema è la svolta horror. Sin dalla campagna marketing era stato infatti sbandierato il connubio (sempre molto interessante e decisamente poco sfruttato al cinema) “Seconda Guerra Mondiale + mostri nazisti”, perciò lo spettatore si aspetta che da un momento all’altro il film cambi tono. Ma quando finalmente lo fa (dopo circa 45 minuti) non si dimostra all’altezza. «Un Reich millenario ha bisogno di guerrieri millenari» dicono fieri i tedeschi: peccato che nel film vi siano solo tre super-zombie di numero; per carità, hanno un trucco prostetico davvero notevole (sicuramente superiore alla media del cinema mainstream), ma sono comunque solo tre. E compaiono sullo schermo con il contagocce. Se si vuole investire una serata guardando un film che unisca Seconda Guerra Mondiale e strambi esperimenti nazisti, allora è meglio guardare Frankenstein’s Army. La premessa è pressoché identica (un drappello di soldati russi che si imbattono in un laboratorio segreto), ma almeno i 90 minuti di film sono conditi da molti più mostri (dal design davvero super, con echi nemmeno troppo velati al mondo steampunk), molto più sangue e soprattutto molto più ritmo. Paragonato a Overlord, Frankenstein’s Army rischia di essere quasi un capolavoro.