C’era bisogno di un nuovo capitolo della saga di Toy Story? Molto probabilmente no: la storia di Woody, Buzz e di tutti i giocattoli di Andy aveva trovato un felice epilogo nel passaggio di consegne alla piccola Bonnie; un perfetto “e vissero felici e contenti” che rendeva giustizia e poesia all’esistenza di personaggi che abbiamo imparato ad amare. Cionondimeno, questo quarto capitolo ha una sua piena dignità e apre una nuova prospettiva nelle granitiche certezze di Woody, portandolo per la prima volta a chiedersi cosa sia meglio per lui, ancora più che per il bambino – o la bambina – della cui felicità si sente responsabile. Il film si apre con un flashback degli anni in cui i giocattoli erano ancora di Andy e si focalizza su una grande perdita per il cowboy Woody, su cui in effetti nel corso della saga si era abbastanza sorvolato: una sera di pioggia, la pastorella Bo, inconfessato amore di Woody, viene ceduta a un nuovo proprietario, senza che l’una o l’altro siano riusciti a esprimere un sentimento dall’esterno più che palese. Le grandi storie d’amore però, si sa, sono capaci di giri immensi, e nove anni più tardi i due si ritrovano insospettabilmente uniti in una nuova avventura. Questo nuovo Toy Story 4 propone tematiche interessanti: la creatività dei bambini, capaci di fare di un mucchietto di spazzatura il proprio nuovo giocattolo preferito, riconoscendo forse inconsciamente nel gesto creativo un valore che si trasmette all’oggetto creato; l’accettazione del proprio ruolo nel mondo, che a volte passa per prese di coscienza del tutto personali, come quella del nuovo personaggio Forky; l’autodeterminazione anche rispetto a un ruolo sociale del quale si riconosce l’importanza; il valore dei sentimenti e la consapevolezza che per certe giostre non si può aspettare il prossimo giro. Sorvolando sui dettagli della trama, concentriamoci invece sui personaggi, vecchi e nuovi, che animano l’ultima produzione Pixar. Ai personaggi celebri di Toy Story se ne aggiungono diversi e ben studiati: oltre al già citato Forky, anche la “nuova” Bo, che da pastorella è diventata una sorta di Lara Croft sempre desiderosa di nuove avventure; la coppia comica Ducky e Bunny, premi da Luna Park, indissolubilmente legati; Duke Caboom, motociclista stuntman dalle grandi insicurezze; Gabby Gabby, la bambola d’epoca che vuole la sua chance di essere amata. I nuovi membri del cast si integrano bene in un plot che rende chiare e comprensibili le motivazioni di ognuno, le mette in crisi, le discute e, nel portare a compimento i vari archi narrativi, coinvolge ed emoziona come un film Pixar deve saper fare. Probabilmente questo capitolo quattro non era necessario, e meno ancora lo sarebbe un eventuale quinto episodio, ma fintanto che ad Emeryville troveranno buone ragioni per riportare sullo schermo personaggi così capaci di coinvolgerci e raccontarci di noi... la nostra disponibilità ad accettarli tornerà a rinnovarsi.