In concorso a Torino36 lo splendido lavoro d’esordio del regista-sceneggiatore Gustav Möller. Parliamo di The Guilty, thriller monolocation che ha avuto la sua anteprima mondiale al Sundance Festival 2018. Relegato in un pronto intervento telefonico, a seguito di un’indagine che lo coinvolge, l'ex poliziotto di Copenhagen Asger Holm (Jakob Cedergren) riceve una chiamata da una donna che sostiene di essere stata rapita: dovrà gestire la situazione rimanendo sempre vicino al telefono. È possibile vedere delle scene di un film senza che siano state girate, solo attraverso le doti attoriali del suo protagonista? Evidentemente si, e The Guilty ne è l’esempio. Questo piccolo gioiello, totalmente ambientato in una stanza, ci porta a vivere il dramma di una donna attraverso gli occhi e la voce di chi cerca di salvarla attraverso il filo di un telefono, cioè quelli del poliziotto Holm. Grazie a un brillante lavoro di sceneggiatura, con snodi narrativi inseriti al tempo giusto e esaltati da un montaggio che gira alla perfezione, il film tiene alta la tensione fino al suo epilogo, senza lasciare nemmeno per un secondo lo spettatore. Non solo. Il film vince in un’impresa in cui pochi sono usciti incolumi: raccontare qualcosa che regga, sia coerente e abbia senso, ma soprattutto non annoi, privandosi di cast, di fronzoli, di colonne sonore martellanti, di presenze sceniche stellari. Un solo protagonista che agisce per più comprimari, dando a ciascuno di loro giustizia: attraverso lui, per induzione vediamo una donna disperata, il suo sequestratore, la piccola Mathilda e gli agenti che, raggiunti al telefono, cercano di aiutarlo a salvare la donna. Per ammissione del regista, l’ispirazione arriva dal video di una donna rapita che parlava con un centralino del 911. Moller ha intuito che con la sua immaginazione poteva rappresentarsi una storia, anche senza viverla in maniera diretta. Un racconto minimal, originale, in cui il sonoro è utilizzato in maniera intelligente come tutti gli altri elementi filmici. Un film, composto da diversi lunghi take e una macchina fissa sul protagonista, che ha la grande capacità di portare lo spettatore a compiere un’esperienza totalmente nuova e immersiva.