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Papi Chulo

27/11/2018 12:00

Valentina Pettinato

Recensione Film,

Papi Chulo

Un’opera agrodolce e ironica

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Al Festival di Torino 2018 un’opera agrodolce e ironica: Papi Chulo del regista John Butler, presentato a Toronto 2018. Sean (Matt Bomer) è un’icona televisiva: entra tutti i giorni nelle case delle famiglie come meteorologo della principale emittente televisiva. Quando la sua storia d’amore viene interrotta brutalmente perde la sua verve ironica e viene allontanato dalla tv per un periodo necessario a riprendersi emotivamente. Intenzionato a riprendersi la sua vita inizia a fare ordine in casa: quando, gettando una vecchia pianta, si rende conto di dover ridipingere la terrazza, inizia una surreale frequentazione tra lui e l'imbianchino che ingaggia, il cinquantacinquenne Ernesto.


In Papi Chulo il regista irlandese John Butler ci racconta il dramma personale di un uomo che vede sfiorire la storia più bella della sua vita e cerca di trattenerla tra le mani. Quelle stesse mani che cercano di cancellarla a colpi di vernice ma non ne sono capaci, e per questo motivo devono affidarsi a quelle più esperte di un manovale professionista. Ma Ernesto (Alejandro Patiño) non è solo un manovale: è anche il tentativo disperato di sostituire qualcuno di molto caro al protagonista con un succedaneo. Ancorato su toni e scenografie leggere e briose, la pellicola finì al turning narrativo cavalca tanti cliché divertenti, ma con intelligenza. Differenze di classe sociali, differenze tra orientamenti sessuali e tra cultura americana e latina: tutti questi stereotipi sono mixati ma con stile, strappando davvero tante risate e riuscendo a non cadere mai nel ridicolo.


Il vero pregio del film è affrontare stilemi classici di un certo tipo di cinematografia, senza perdere il punto di vista assolutamente moderno e attuale. Il film ci parla di due stati d’animo (messi in scena da due meravigliosi protagonisti): quello di un privilegiato bianco americano che appartiene allo star system, senza difficoltà economiche ma orfano di sentimenti. Dall’altro lato un operaio messicano con problemi di integrazione e con difficoltà lavorative, che invece è circondato da affetti. Le due solitudini, complementari, si faranno compagnia per un po’, su quel piccolo terrazzo da rimettere a nuovo con una vista mozzafiato. Ci vorrà "più di un giorno" a rimettere in sesto il terrazzo, le loro vite e le ferite. Ma qualcosa di buono tra risate, commozione, colpi di scena, arriverà. Basta solo avere pazienza.


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