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L'erba cattiva

19/02/2019 11:00

Antonella Sugameli

Recensione Film,

L'erba cattiva

Una commedia ironica e ben riuscita, disponibile su Netflix

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Wael (Kheiron) è un ragazzo non più giovanissimo: la sua vita, già dalla più tenera età, è stata una lotta per la sopravvivenza. Insieme a Monique (Catherine Deneuve) mette a segno alcuni furti, le cui vittime sono sempre uomini anziani e soli. Lo schema si ripete sempre identico: mentre la donna si fa aiutare da un anziano a caricare una cassa d’acqua in macchina, uno sconosciuto - dal volto coperto - le ruba la borsetta, fuggendo. L’anziano, preso alla sprovvista, rincorre il ladro per recuperare la borsa. L’uomo, nel restituire l’oggetto rubato, non vede più ne la donna né la sua spesa; in compenso al suo interno trova il lapidario messaggio: «Così impari ad aiutare gli altri». La truffa va avanti finché un giorno uno dei malcapitati non si accontenta solo di recuperare la borsetta, ma vuole anche acciuffare il furfante, restituendolo alla giustizia. È così che Wael e Monique - nell’espiazione della propria colpa - troveranno la strada del giusto camino, per realizzare ciascuno il proprio destino.


L'erba cattiva si basa su un gioco di simmetrie/asimmetrie, il cui sviluppo genera un sottile capovolgimento di senso attraverso lo strumento dell’ironia. I protagonisti sono similmente e simmetricamente “non più giovani", ma alla convenzione della legge, che vorrebbe assestare le loro attitudini “criminali", entrambi oppongono la forza della cultura - ovvero quel che l’esperienza di vita ha fatto di loro - nel tempo delle reciproche vicissitudini. Questo gioco sintattico (visibile sul piano narrativo), insieme a quello semantico (percepibile sul piano del senso), costringe lo spettatore ad oscillare dal piano emotivo a quello comico, con una delicatezza e una potenza tale da ricordare lo struggente quanto irriverente cult francese Quasi amici.


L'erba cattiva di Kheiron, che nel film interpreta Wael, si apre con una scena drammatica, ma il cambio di registro è immediato. Il processo di immedesimazione nei confronti del protagonista non è immediato: lo spettatore impara a conoscere il personaggio lentamente, attraverso i suoi flashback (piano della memoria) e le azioni compiute nel presente (piano del reale): il lato comico di cui è intriso il presente, nonostante un passato tragico, accelera la capacità di empatizzare con il personaggio. L’ironia è la chiave di lettura della vita, l’ancora della sopravvivenza.


Wael è un sopravvissuto nel senso più ampio del termine: non si limita a vivere ai margini della sua esistenza, ma si impegna a darle un senso giorno dopo giorno; e questa singolare capacità di attribuire significati lo rende fuori dal comune e, pertanto, al limite della legge come ordine costituito. Egli rappresenta il dis-ordine, come alterazione dell’ordine, come qualcosa di altro rispetto all’ordine comunemente inteso, ma non privo di controllo o di senso etico. Sarà un’autoritá sui generis a riconoscere il valore di Wael, ribaltando l’assunto primo del film: così impari ad aiutare gli altri. Possibile che chi esorta gli altri a desistere da pratiche altruistiche non sia per natura invece votato ad aiutare gli altri?


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