Siamo fatti di domande senza risposte: siamo davvero sulla Terra senza un vero perché? Elisa Fuksas nella sua nuova opera cinematografica mette in correlazione otto personalità in grado di comporre un mosaico costruito sull’empatia e la suggestione. ALBE - A Life Beyond Earth è un costante domandarsi se ci sia qualcun altro oltre a noi e se esistano, oppure no, altre forme di vita. Siamo arrivati, senza capirci ancora molto, su Marte: ma è lecito credere di essere in perenne comunicazione con forme di vita aliene, tramite percezioni extrasensoriali? Nel corso del film ci si rende conto fino a che punto una domanda banale – gli alieni esistono? – possa aprire un mondo. In ALBE - A Life Beyond Earth gli otto protagonisti rispecchiano altrettanti modi differenti di approcciarsi a uno stesso tema. Li tiene insieme la voce narrante di una speaker radiofonica, che pennella sull’Io dei singoli le adeguate sfumature per dare adito alle curiosità più opportune. Quello di Elisa Fuksas non è cinema di finzione, ma non può dirsi nemmeno documentario: il suo lavoro si colloca a metà, per poter offrire in qualsiasi momento un’alternativa all’approccio visivo. Chi crede che non siamo soli nell’universo può lasciarsi guidare dalle reiterate coincidenze immesse a incastro nell’intreccio narrativo; chi, invece, resta scettico può comunque apprestarsi alla visione di un film ricco di pathos e suspense. In ALBE - A Life Beyond Earth c’è spazio persino per riflettere su concetti concreti come la solitudine caratteriale che porta all’estromissione e, quindi, alla creazione di barriere che offuscano qualsivoglia visione alternativa. Da questo può derivare ogni tipo di fobia. Allora Elisa Fuksas sceglie di inquadrare i protagonisti ancorati al proprio spazio vitale, in una comfort zone che utilizzano anche nel gestire le relazioni col loro prossimo; e viene a galla spesso una sorta di timore reverenziale nell’approfondire qualunque iniziativa pragmatica preferendo rifugiarsi nell’extraterritorialità. Ecco, dunque, che “l’altro” diventa un perfetto capro espiatorio su cui riversare i nostri fallimenti e le nostre frustrazioni: forse, cercare forme di vita alternative, può essere un pretesto per non interrogarsi su cosa cambiare nella nostra? Resta questo un sotto testo palpabile, nel corso di un girato ben congeniato in cui la fotografia e gestita con particolare sensibilità cromatica e il montaggio ricercato. La pecca di ALBE - A Life Beyond Earth è l’inibizione degli attori al cospetto della regista: molto spesso guardano in camera, quasi fossero scrutati da un occhio indiscreto, facendo sembrare la figura della regista molto ingombrante.