Come sempre accade, per guardare le cose dall'alto e comprenderle nel loro insieme, bisogna prima osservarle molto da vicino, nella loro semplicità e umiltà . Il grande regista Mike Leigh, maestro dalla carriera costellata di premi, ci insegna questa lezione in ogni suo film. Peterloo, dopo Tospy Turvy – Sottosopra e Turner, è il suo il terzo lungometraggio ambientato nel diciannovesimo secolo, periodo nel quale si è formato il pensiero moderno. Leigh guarda alle fondamenta della nostra civiltà per ricordarci da dove veniamo e quanta strada abbiamo fatto per arrivare fin qui. E di strada ne percorre davvero tanta il giovane Joseph (David Moorst), trombettista dell'esercito durante la battaglia di Waterloo: siamo nel 1819, il ragazzo, attonito, guarda il campo di battaglia pieno di cadaveri di uomini e cavalli, tempestato di colpi di baionetta e esplosioni. Claudicante, ferito, sotto shock, il ragazzo deve tornare a casa, fino a Manchester, a piedi, dove lo aspetta la sua famiglia e una madre (Maxine Peake) che lo abbraccia freneticamente, gli stringe la testa, vorrebbe farsi carico di ogni sua pena. Ma Joseph, agnello sacrificale, rappresentante innocente di una classe operaia che è stata sempre carne da macello, pur essendosi salvato la vita, non avrà un destino felice. A quel tempo, soltanto il 2 % della popolazione aveva diritto al voto e persino il pane, per proteggere gli interessi dei ricchi proprietari terrieri, aveva costi proibitivi. La giustizia veniva amministrata in modo disumano: attraverso un'accurata ricerca storica, Leigh drammatizza alcuni processi accaduti nella realtà , nei quali un uomo, accusato di aver rubato un cappotto al suo padrone viene condannato all'impiccagione; a un altro verranno dati 14 anni di deportazione in Australia per il furto presunto di un orologio. Il popolo inglese, fatto di persone semplici ma coraggiose e piene di dignità , è stanco, esasperato e crede in un senso di giustizia più alto di quello offerto da un governo corrotto e da un re depravato e sciocco: così decide di riunirsi in massa per richiedere, tramite una petizione, riforme politiche che permettano alla gente una migliore qualità della vita. Dopo confronti verbali vivaci ma ben organizzati, i riformisti riescono perfino a ottenere la partecipazione del famoso oratore Henry Hunt (Rory Kinnear) e scelgono la grande piazza di St Peter's Field come luogo del comizio. Solo venti anni prima c'era stata la Rivoluzione Francese e il Governo britannico, spaventato, decide di reprimere in modo spietato e sanguinoso una manifestazione gioiosa e pacifica, alla quale partecipano donne e bambini. Il risultato sarà una strage di innocenti disarmati: St Peter's Field verrà rinominata Peteroo per assonanza con la battaglia di Waterloo, con la quale ha condiviso lo spargimento di sangue. Preziosi testimoni oculari del massacro di giovani, vecchi, donne e bambini, presi a sciabolate, saranno i rappresentanti della stampa inglese, e in quell'occasione verrà fondato il quotidiano The Guardian. Peteroo è un affresco corale, un capolavoro curato in ogni minimo dettaglio, da quello storico a quello scenografico, con effetti speciali, trucchi e costumi ineccepibili: del resto Leigh si avvale sempre della stessa squadra di collaboratori ai massimi livelli. Un film profondamente commovente, che tocca le corde più profonde dell'emozione umana. E solo ciò che ci tocca nel profondo può essere ricordato. Mike Leigh parlando del passato, inevitabilmente porta a riflessioni sul presente.