Me and The Devil è una delle canzoni più famose e disturbanti del bluesman Robert Johnson, datata 1936, ripresa in varie versione successive, nella quale si narra di un incontro con il diavolo. Il regista Dario Almerighi, invece, per il suo secondo lungometraggio dal titolo omonimo, sceglie come colonna sonora i bravi musicisti Manuel Morini e dello svedese Henrik Swenson, ma è proprio questo che racconta: il più indesiderabile degli incontri. Dopo aver messo in scena, in 42-66 Le Origini del Male, una storia tratta da fatti di cronaca reali, nella quale un uomo appena uscito di prigione compie un viaggio tra disperati e assassini (in una infernale periferia romana, alla ricerca di vendetta), il giovane regista, dotato di un'aura tenebrosa e gentile, cambia registro formale ma non si discosta da una sua ricerca personale e spirituale del bene, attraverso il male. Lo splatter estremo appare smussato, e l'indagine psicologica dei caratteri e delle motivazioni dei protagonisti diventa di primo piano. Ugualmente però, si tratta di un viaggio: non più tanto fisico quanto spirituale. Mario (Antonio De Nitto) subisce il trauma della morte violenta della sua fidanzata, misteriosamente uccisa durante una vacanza insieme. In quella occasione ha il primo incontro con un uomo enigmatico e dall'espressione perversa (Vittorio Boscolo). Traumatizzato, spaventato e senza più motivazioni, il giovane si ritrova, tempo dopo e per caso, faccia a faccia con una ragazza proprio durante il suo sequestro. Che fare? Seguire le sue tracce e tentare di salvarla oppure starsene al sicuro a casa propria? Anche perchè il Male là fuori, è di quelli veramente terrificanti, ed ha il volto femminile di Giada (Priscilla Muscat) e di un inquietantissimo psicopatico (Angelo Grandi). Fra apparizioni e sogni premonitori, e l'aiuto di un uomo di Chiesa (Fabrizio Bordignon) che sembra l'ultimo baluardo di civiltà in un mondo abbandonato a se stesso, fatto di strade vuote, Chiese deserte e forze dell'ordine impotenti, il giovane dovrà fare parecchia strada. Me and The Devil è un horror dalle immagini crude, che solo in apparenza segue la dicotomia Male/Bene per poi riempirsi di sfumature psicologiche e denunciare solitudine e alienazione, lasciando intravedere, nel buio più cupo, una luce che non è semplicemente quella della giustizia o della religione ma forse proprio dell'amore. Insomma, inaspettato, forte, autentico, persino romantico, Dario Almerighi lascia parlare se stesso e si fa inquadrare solo in apparenza dagli stilemi di genere. Splatter, horror, gotico, a tratti ingenuo, Me and The Devil perturba e deve la sua forza a una ricerca spirituale che si annida fra le pieghe dei caratteri e dei destini dei protagonisti e che sfugge persino alle regole della narrazione. Consigliato a stomaci forti ma dal cuore tenero e a chi sa ancora credere in ciò che non è sempre visibile, fosse anche un cineasta sincero, che ha molto da dire, aiutato da attori ben calati nei ruoli e ancora alla ricerca della migliore delle sue forme espressive.