Nel giugno del 1984 esce Gremlins di Joe Dante, una sorta di horror per ragazzi che si dimostra un successo. Come da tradizione, quindi, inizia la corsa delle case di produzioni minori (quelle di serie B per intenderci) per cavalcare l’onda, riproponendo ancora e ancora mostricciattoli di gomma in vena di fare scherzetti. Il primo tra questi cloni ad arrivare in sala - appena 5 mesi dopo - è Ghoulies, prodotto dalla Empire Pictures di Charles Band: la storia di un ragazzo che, recitando strane formule, riesce a evocare dei piccoli demoni. Una trama poco pretenziosa, che avrebbe tutte le carte in regola per regalare 90 minuti di divertimento, ma commette l’errore di relegare le creature del titolo a elemento di contorno invece di metterle al centro della vicenda. Ed è un peccato perché quando finalmente arrivano in scena… il film svolta! Merito soprattutto dell’abilità dell’effettista John Carl Buechler, che riesce a ottenere un risultato più che soddisfacente nonostante gli scarsi mezzi a disposizione. L’anno seguente Empire Pictures rincara la dose con Troll, un urban fantasy che non commette lo stesso errore di Ghoulies e riempie il minutaggio con ogni tipo di creatura. Per farlo Band incarica proprio John Carl Buechler, che l’anno precedente aveva debuttato dietro la macchina da presa con il film a episodi Il demone delle galassie infernali (il titolo originale è The Dungeonmaster e la sua locandina è visibile dietro il letto della camera di Harry jr.) in cui dirige il segmento Heavy Metal e ne cura in toto gli effetti visivi. Il risultato è un film che ha evidenti limiti su tutti i fronti, tranne che negli effetti speciali. Troll è il primo lungometraggio di Buechler, che porta egregiamente a casa il risultato. La famiglia Potter va a vivere in un condominio di San Francisco e… iniziano ad accadere strani fatti. Mentre gioca nel locale lavanderia, la piccola Wendy Potter viene rapita dal malvagio troll Torok (anche se nel doppiaggio italiano la creatura viene definita “gnomo”) che, grazie al suo anello magico, ne assume le sembianze. Sotto le mentite spoglie di Wendy, Torok inizia a trasformare gli abitanti del condominio in creature magiche e i loro appartamenti in un bosco fatato. A conti fatti Troll si dimostra un buon b-movie anni ’80, pieno di ottime creature di gomma ed effetti speciali old-school, dal grezzissimo digitale dell’anello magico, sino ad alcune scene in stop-motion. I mostri sono tanti, per tutti i gusti: piccoli, grandi, teneri, ributtanti; ce n’è persino uno che sembra proprio un Ghoulie! Inutile dire che le sequenze migliori sono quelle in cui compaiono loro, compresa una delirante scena girata come se fosse un video musicale, con tutte queste bestie che cantano e si agitano in un cono sgraziato. La trama, al netto delle ingenuità tipiche di questo tipo di film, è anche abbastanza originale; soprattutto se la si considera dal punto di vista del messaggio, nemmeno troppo velato, della natura che si ribella all’uomo e cerca di prendere il sopravvento. A completare il tutto due chicche presenti nel cast: il vicino di casa scapolone è Sonny Bono, che meriterebbe uno speciale a parte. Bono inizia la sua carriera nel campo della musica accanto a Cher, con la quale fece coppia per diverso tempo, scrivendo tra le altre Bang Bang (sì, la stessa cantata anche da Nancy Sinatra e usata per i titoli di testa di Kill Bill!). In seguito tenta la carriera d’attore, comparendo anche ne L’aereo più pazzo del mondo,e finisce in politica, eletto nel 1994 come deputato in California. Il protagonista del film invece è Noah Hathaway, che due anni prima aveva interpretato Atreyu ne La Storia Infinita. Il fatto che il suo personaggio si chiami Harry Potter jr. lo consacra ufficialmente a Re del Fantasy multigenerazionale, ma questa è tutta un’altra storia.