Per anni Troll 2 è stato più simile a una chimera che a un troll. Qualcosa di irraggiungibile. Uno di quei film circondati da un alone di mistero e leggenda del quale, nell’era pre-internet, si veniva a conoscenza grazie a fugaci trafiletti a bordo pagina in riviste specializzate, magari corredati con qualche fotogramma piccolo e sgranato. La summa del trash, un completo disastro; regia e storia senza logica o continuità. Queste erano le parole che più di frequente comparivano in quella manciata di righe. Poi internet si diffuse su larga scala e di Troll 2 si ebbe qualche notizia in più. In rete comparvero alcuni spezzoni, qualche recensione, e iniziò a circolare la voce che quello era il peggior film mai realizzato. Un encomio che non faceva altro che ingolosire gli appassionati del trash spinto, per i quali vedere Troll 2 divenne la personale ricerca del Sacro Graal. Reperirlo però era pressoché impossibile: i Blockbuster nemmeno sapevano cosa fosse e anche nelle videoteche più piccole e specializzate non ne esisteva traccia. Il fatto che il film fosse stato editato in VHS una sola volta in Italia, all’inizio degli anni ’90, lo rendeva merce assai rara. Una chimera, appunto. La storia è quella della famiglia Waits, che va in vacanza in uno speduto paesino nella campagna dello Utha – il film venne girato lì perché la legge cinematografica dello stato non prevedeva la presenza dei sindacati – chiamato Nilbog (che poi è Goblin al contrario, ma nessuno se ne accorge per una buona ora di film). La vacanza però inizia male e finisce peggio: il figlio più piccolo Joshua (Michael Paul Stephenson, che con il regista Claudio Fragasso aveva già girato il truffaldino La Casa 5) ha delle visioni del nonno morto di recente, il quale lo avverte che un grave pericolo incombe su di loro e per nessuna ragione devono toccare il cibo che gli viene offerto o capiteranno cose terribili. Gli abitanti infatti sono in realtà goblin in grado di trasformare gli esseri umani che assaggiano il loro cibo in “poltiglie vegetali” per poi divorarseli. Vampiri vegetariani, in un sottotesto grossolano che esplode nel finale al grido di «Pensa al colesterolo!» mentre Joshua addenta un panino alla mortadella. Questo è Troll 2: un delirio su celluloide. A fine visione, dopo tutto quello che per anni si è letto in giro, ci si pone un’unica domanda: è davvero la pellicola più brutta mai realizzata? La riposta è “dipende”. Dipende dal nosto gusto del trash, ma soprattutto da ciò che personalmente consideriamo “cinema brutto”. Per esempio Troppo Belli con Costantino Vitagliano e Daniele Interrante è molto ma molto peggio. Ma, anche senza scavare così a fondo, molti blockbuster multimilionari sono decisamente peggiori. Da questo punto di vista Troll 2 è un film molto più onesto, che palesa la propria natura trash sin dalle prime scene. Anche se ci si approccia al film senza conoscere la sua strampalata storia produttiva. Anche se si ignora chi siano Claudio Fragasso, Rossella Drudi e Joe D’Amato, nomi che, volenti o nolenti, hanno un peso specifico molto rilevante nella produzione cinematografica bis italiana degli anni ’70 e ’80. Anche se non si è consci che questa pellicola è tra le più brutte mai realizzate. Ma poi, se si ignorano tutte queste cose, perché mai si dovrebbe vedere un film del genere? Troll 2 dichiara sin dall’inizio il suo status di prodotto trash, a tratti quasi amatoriale (la recitazione su tutto, ma d’altra parte nessuno degli attori era un professionista), sicuramente poverissimo (le maschere dei goblin sono palesemente di plastica, prive di qualsiasi mobilità, con una sola espressione per tutto il film, e i “costumi” sono sacchi di juta cuciti alla buona) e la trama sembra scritta da un bambino delle elementari per la quantità di buchi logici e ingenuità assortite. Non c’è nessun senso di autoralità, nessuna ambizione, nessuna “visione più ampia”. Si tratta di cinema d’intrattenimento puro e semplice... anzi, povero e semplice! Il figlio di un’epoca in cui il pubblico era meno pretenzioso e decisamente più ingenuo. In un'Italia il cui il genere fantastico non era visto con sospetto; in cui non ci si vergognava di inganare il pubblico, realizzando sequel fittizzi che sfruttavano titoli più o meno di successo. Tempi in cui potevi intitolare un film Troll 2 senza sentire la necessità d’inserire la parola “troll” nemmeno per sbaglio in 90 minuti di girato, se non nel titolo, appunto. Non è un capolavoro, questo è certo, ma è genuino quanto basta e, se approcciato con la giusta consapevolezza, regalerà più di una risata. Che poi questa sia involontaria, è tutt’altro discorso.