Con uno stile tragicomico, spesso surreale, debutta al lungometraggio il friulano Daniele Del Degan. E lo fa presentando nella sezione After Hours della 37ª edizione del Torino Film Festival Paradise - Una nuova vita. Un venditore di granite siciliano è l’involontario testimone di un delitto mafioso: quando vede in volto il killer, decide di collaborare con la giustizia denunciando l’accaduto, nonostante il parere contrario della sua giovane moglie, incinta di una bambina. Inizierà quindi una nuova vita sotto copertura, con un nuovo nome, Calogero, e verrà catapultato dalla assolata Sicilia alle nevi di un paesino d’alta montagna nelle Alpi Carniche. Qui, per uno scherzo del destino e per un errore burocratico, vedrà dopo qualche tempo giungere al Paradise, il residence nel quale abita, il sicario che lui stesso aveva denunciato. Inizierà per Calogero un periodo di estrema tensione. Ignora, però, che il killer è diventato a sua volta un pentito e collaboratore di giustizia, anch’egli sotto copertura da parte dello Stato. Da questa situazione paradossale scaturisce un film denso di equivoci e di situazioni surreali che rendono la pellicola di Del Degan deliziosa e godibile. Grazie anche alle interpretazioni di Vincenzo Nemolato nel ruolo di Calogero e di Giovanni Calcagno in quello del sicario che, ironia della sorte, di nome fa pure lui Calogero. Come ama spesso ripetere il regista, Paradise - Una nuova vita è un film “stranito”, dove abbondano le situazioni surreali: come, ad esempio, il Calogero venditore di granite con il suo carretto in mezzo a un campo innevato o i due Calogero che imparano a ballare lo schuhplatter, bizzarra danza tirolese per soli uomini molto fisica e ritmata. Paradise - Una nuova vita si pone nel solco della commedia all’italiana, ma lo fa con uno stile volutamente tragicomico, grazie soprattutto alla sceneggiatura di Andrea Magnani, il regista di Easy – Un viaggio facile facile, che utilizza situazioni di partenza drammatiche quali l’omicidio di mafia trattandole con toni surreali. Ottima anche alla recitazione dei due protagonisti, in particolare di Vincenzo Nemolato che dona al suo piccolo venditore di granite uno sguardo attonito di fronte ai fatti che accadono. Un film di rinascita dove i protagonisti hanno la forza di lasciarsi alle spalle il passato per assurgere a nuova vita. Che affronta con toni leggeri un tema scottante come quello dei collaboratori di giustizia messi sotto protezione da parte dello Stato, costretti, spesso a rinunciare ai propri affetti, così come accade a Calogero che va a nascondersi in montagna senza aver mai conosciuto la figlia che stava aspettando.