Parassita (s, m e agg): 1) Nell’uso odierno chi mangia e vive alle spalle altrui 2) In biologia, ogni animale o vegetale il cui metabolismo dipende, per tutto o parte del ciclo vitale, da un altro organismo vivente, detto ospite, con il quale è associato più o meno intimamente, e sul quale ha effetti dannosi: è questa la definizione che il vocabolario Treccani dà della parola parassita. Palma d’Oro a Cannes, Golden Globe per il miglior film straniero, numerosi altri prestigiosi premi internazionali: questo il ricco palmares di Parasite del regista coreano Bong Joon-ho, al quale vanno aggiunte sei nomination all’Oscar (Miglior Film straniero, Miglior Film, Scenografia, Sceneggiatura originale, Montaggio). Acclamato dalla critica e dal pubblico come uno dei massimi eventi cinematografici del 2019, Parasite è una commedia nera che si sviluppa su toni in continua oscillazione fra il drammatico e il grottesco. Una tragicommedia che, come spiega lo stesso regista «rappresenta l’ironia, l’orrore e la tristezza che emergono dal voler vivere e prosperare in armonia con gli altri, salvo poi scontrarsi con la realtà di come tutto questo sia impossibile da realizzare». È ciò che accade ai quattro membri della famiglia di Kim Ki-taek. Una famiglia dove, a causa della disoccupazione che li affligge, il futuro si mostra alquanto incerto. Ma le cose sembrerebbero cambiare il giorno in cui il figlio, Ki-woo, viene raccomandato da un amico, studente presso una prestigiosa università, per un posto di insegnante privato della giovane e bella figlia del signor Park, ricco manager di una multinazionale informatica. Piuttosto rapidamente Kim Ki-woo riuscirà a farsi apprezzare dalla famiglia Park e, grazie alla fiducia accordatagli, riuscirà, con l’inganno a inserire tutti i membri del proprio gruppo all’interno della casa, con varie mansioni che i quattro, in qualche modo, si arrangeranno a svolgere. Ma nel momento in cui i Park si assenteranno per un periodo di ferie, inizierà una serie di incidenti che porterà la situazione a precipitare, con il rischio di veder smascherato l’inganno della famiglia Kim. Film di forti contrasti sociali in cui due caste, una ricca e di potere, l’altra povera e reietta – Ki-taek e la sua famiglia vivono in uno scantinato che, a un certo punto, si allaga a seguito di una inondazione – vengono a contatto tramite un rapporto lavorativo. Una relazione di dipendenza in cui però l’organismo più debole tenta di insinuarsi lentamente nel corpo del proprio ospite, parassitandolo, con la progressiva sostituzione dei componenti della servitù che lavoravano presso la famiglia ricca. L’evolversi della vicenda e i numerosi colpi di scena che permettono al film di Bong di non adagiarsi mai su se stesso, sono trattati in maniera tragicomica, inducendo spesso lo spettatore al riso. Ma sono risate amare quelle che scaturiscono dal susseguirsi degli eventi. Perché di fondo sussiste la tragicità delle società capitalistiche, nelle quali vengono combattute aspre e dolorose guerre: quelle fra i poveri e le classi dominanti ma anche, come diretta conseguenza, quelle fra poveri e altri poveri. Sotto questo punto di vista Parasite è una analisi sociopolitica estremamente acuta e impietosa del capitalismo e di una società occidentalizzata, qual è quella della Corea del Sud, in cui nette e profonde si avvertono le differenze sociali e dove, alla fine, risulta chiaro che tutti sono, allo stesso tempo, parassiti e parassitati. Parasite si avvale dell’ottima prova di tutti gli interpreti, a partire da Song Kang-ho, affermato attore sudcoreano che dà volto e corpo a Ki-taek. Ma fondamentale per la riuscita del film è, soprattutto, l’ottima sceneggiatura dello stesso Bong Joon-ho e di Han Ji-won che, con tutti i meccanismi che si incastrano alla perfezione fra loro, dà vita a una vorticosa serie di situazioni che rende grande e imperdibile questo film, fra le vette più alte della già eccelsa cinematografia sudcoreana.