Il nuovo lungometraggio di Francesco Barozzi, che segue Tempo vivo tempo morto del 2014, è un thriller a fosche tinte che racconta di come la famiglia possa essere teatro di orrori e una trappola mortale. Il regista modenese ama guardarsi attorno, interpretare la realtà sociale e familiare che ci circonda, parlare di grandi temi attraverso i piccoli segnali che il destino o il caso ci lasciano intravedere. Da un trafiletto di giornale passato quasi inosservato, il regista ha preso un fatto di cronaca reale, avvenuto nella provincia di Modena, per restituirlo alla vita e allo sguardo pubblico, spesso assente o distratto. Di fronte ai corpi senza vita la domanda rituale è spesso: come è potuto accadere? L'Ultima Notte risponde alle domande, colmando con la fantasia i dubbi irrisolti e donando una profonda umanità a ogni personaggio - carnefice o vittima - fino a che i contorni fra un ruolo e l'altro sono sempre meno definiti. Bea (Beatrice Schiros), dopo la fine dell'amore con la sua compagna e la perdita del lavoro, decide di ritornare nel vecchio casolare di famiglia, dal quale si era allontanata molti anni prima, lasciando due fratelli, un padre violento e situazioni amare. Convinta che i decenni trascorsi, le esperienze e la maturità rendano tutto diverso e rimediabile, si ritroverà invece di fronte a un passato che non è mai morto. Grazie alla bella fotografia di Nicola Xella, livida, grigia, appannata, la casa si trasforma in un luogo degno dei peggiori incubi. Il cast è di prim'ordine, dalla protagonista Bea, affiancata alla sottomessa e mai cresciuta Emi (Francesca Turrini) e al fratello Franco, Giuseppe Sepe, che nel film dà prova di rara bravura con una recitazione emotivamente trattenuta che lascia intravedere umanità solo a sprazzi. Animali impagliati e vermi che sbucano dappertutto simboleggiano la putrescenza malvagia di alcune situazioni abbandonate, nell'indifferenza della collettività : la morte di qualsiasi speranza di rigenerazione. L'Ultima Notte è un film intenso, calibrato, dietro il quale si percepisce un grande e difficile lavoro, rispettoso della verità e dell'unica persona sopravvissuta alla reale strage da cui la vicenda è tratta, accaduta solo pochi anni prima.