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Si vive una volta sola

20/02/2020 12:00

Andrea Desideri

Recensione Film,

Si vive una volta sola

Si vive una volta sola adatta ai tempi moderni la morale verdoniana

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Può salvarci, talvolta, solo un pizzico d’ironia. Carlo Verdone ne è fermamente convinto e prova a dimostrarlo nel suo nuovo film da regista e sceneggiatore. Si vive una volta sola è una commedia corale in cui Verdone interpreta un primario di chirurgia che stringe uno stretto rapporto, privato e professionale, con tre suoi colleghi. Inseparabili e sempre in vena di scherzi, anche piuttosto pesanti. Le carte in tavola cambiano quando Amedeo, il più mite e fragile del gruppo, si ammala. Gli viene diagnosticato un male incurabile: riusciranno gli amici di una vita a dirgli come stanno le cose? Dovranno farlo nell’arco di una vacanza in Puglia, cinque giorni di divertimento e malinconia.


Verdone riparte da quello che sa fare meglio, intrattenere ma anche fare riflettere. La sua nuova commedia prende le mosse dal cinema Pietro Germi e Mario Monicelli: innumerevoli sono i rimandi a un certo umorismo dissacrante che fa dello sberleffo un valore aggiunto, misto al cinismo e alla freddezza delle assurdità a cui la vita, spesso, ci sottopone. Verdone mette ognuno dinnanzi alla verità ineluttabile del fine vita, per spingerlo a riflettere su quanto avrebbe ancora potuto fare di meglio e in che modo. La malattia di uno dei personaggi cardine dà adito a una serie di equivoci che prendono corpo malgrado la trama scontata.


Si rasenta il black humour, dove Max Tortora si rivela maestro: spicca la sua abilità nel muoversi sul filo dell’ironia e della satira, lasciandosi andare anche a commenti profondi che consentono la giusta alternanza fra registri differenti. Proprio questo caleidoscopio di emozioni fa sì che il quartetto appaia ben amalgamato, al netto di una sceneggiatura piuttosto semplice e classica: gli espedienti sono visti e rivisti, anche perché frutto della penna – celebre – di Giovanni Veronesi, che strizza l’occhio al primo Francesco Nuti senza scimmiottarlo eccessivamente.


Si vive una volta sola adatta ai tempi moderni la morale verdoniana. Un sorriso beffardo che sa aprire la mente, che si interroga sul valore effettivo della nostra esistenza. Per cosa veniamo al mondo? Probabilmente per lasciare traccia del nostro passaggio. Verdone dà nuova linfa ai valori di quel cinema che l’hanno reso celebre, con l’auspicio di aggiungere un tassello in più verso la comprensione del mondo contemporaneo.


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