Doppia Pelle uscirà al cinema il 12 marzo: siete pronti ad entrare nel delirio? Georges (il premio Oscar Jean Dujardin) gira in macchina, diretto verso le montagne francesi, ma si intuisce che è un uomo solo, sbandato, desideroso di cambiare vita e cambiare pelle. Infatti si libera della sua vecchia giacca di velluto, infilandola con ostinazione nel wc di un bagno pubblico e poi rimonta in auto, alla ricerca della giacca dei suoi sogni. Se sperate di sapere cosa è successo nel passato di Georges, che nel corso di una breve telefonata parla con una ex moglie che lo dichiara morto per sempre, e capire perché decida di acquistare una costosissima giacca di pelle di daino e se ne innamori al punto di darle voce, seguirla nei suoi propositi di diventare l’unica giacca sulla faccia della terra, intraprendendo la strada della più totale e crescente follia, non sarete accontentati. Il regista Quentin Dupieux, classe 1974, produttore discografico e musicista tecno, scrive, dirige e monta lui stesso una sincopata e delirante sinfonia, che strappa sorrisi, brividi di orrore e nella sostanza diverte, lasciando il dubbio di un sottotesto sul mondo del cinema non ben chiarito. George, che si improvvisa regista, per fare bella figura con la cameriera di un bar (la bravissima Adèle Haenel, protagonista anche delle {a href=https://www.silenzioinsala.com/articoli/2095/premi-cesar-2020-tra-polemiche-e-premiazioni-polanski-divide}recenti polemiche ai César{/a})), inizia a girare immagini a casaccio nelle quali la sua giacca parla e gli comanda furti ed omicidi, è in realtà l’alter ego del regista Dupieux. Siamo noi a dirigere la nostra vita o è la nostra immagine a farlo per noi? Quando contano il nostro riflesso e la nostra apparenza? E il cinema, incarnato dalla giovane cameriera che sogna di diventare montatrice, che si rivela senza scrupoli e vuole finire il film – ad ogni costo – non è forse l’ingranaggio stritolante della produzione mediatica, che si muove tra decessi (metaforici) e follia? Doppia Pelle ha aperto la 51 esima Quinzaine del Realisateurs del 72esimo festival di Cannes ed è stato presentato al Toronto Film Festival. I precedenti film di Quentin Dupieux, che è al suo settimo lungometraggio, parlavano di uno pneumatico che prende vita grazie ai suoi poteri psichici e diventa un serial killer attratto da una giovane donna (Rubber, 2010) e di un regista di film horror che ha 48 ore di tempo per trovare il grido perfetto, un requisito essenziale per la produzione del suo nuovo film (Réalité, 2013) . Tanto per avere un’idea della sua produzione. Possiamo accostare Doppia Pelle al genere trash di John Waters e, ancora di più, affiancarlo allo stile della famigerata Troma, casa di distribuzione degli anni 70, famosa per i suoi film scorretti, splatter e irriverenti. Potremmo tirare in ballo anche le torbide e oniriche atmosfere di David Lynch. Ma la stessa giacca di pura pelle di daino ci farebbe lo sberleffo di essere caduti nella sua trappola. Ipnotico, tecno, sincopato, terribile, eppure piacevole, con scene memorabili e interpretazioni perfette, Doppia Pelle ci seduce fin dalla prima scena con Joe Dassin che canta alla radio Et Si Tu N'existais Pas e non ci permette di abbandonarne mai la visione fino alle ultime inquadrature di un branco di daini felici tra le montagne. Non è anche questo il cinema?