Un cast straordinario e due premi oscar, tra cui quello per miglior attore protagonista a Sean Penn (già premio oscar nel 2004 con Mystic River), per il più grande successo del regista Gus Van Sant (Paranoid Park). Milk celebra l'omonimo militante, primo politico omosessuale della storia degli Stati Uniti, che pagò con la vita per aver lottato durante gli anni '70 a favore dei propri diritti civili e di tutto il mondo gay, di cui divenne, inevitabilmente, un’icona. Harvey Milk, trasferitosi con il suo compagno Scott Smith (James Franco, Spider-man) a Castro, San Francisco, da New York, dove viveva la sua sessualità nell'ombra, Milk apre un negozio di fotografia, il Castro Camera. L'attività commerciale si trasformerà, ben presto, nel quartier generale di un movimento impegnato a far rispettare i diritti civili dei gay, diritti pericolosamente a rischio a causa dalla spietata campagna mossa in vari stati degli USA dalla cantante Anita Bryant contro l'omosessualità. Nel 1977 Milk viene eletto come consigliere comunale e riesce a vincere la battaglia più ardua: bandire dallo stato della California l'ordinanza “Proposition 6” che escludeva i gay dall'insegnamento nelle scuole. Ripetute furono le minacce di morte ricevute dal politico, che venne infine ucciso nel 1978, all’apice di una notorietà e di un impegno esemplari. Gus Van Sant, già regista di opere che traggono il loro soggetto dalla cronaca nera (Elephant), confeziona un opera toccante, a metà strada tra il racconto e il documentario, in cui le immagini di repertorio si intrecciano ermeticamente alla finzione. Nonostante il triste epilogo sia noto allo spettatore fin dall'inizio del film, è impossibile non lasciarsi coinvolgere dalla guerra pacifica di un uomo e di un'intera comunità contro i preconcetti di certi “conservatori”. Penn, che ha voluto fortemente interpretare questo ruolo, riesce a dar voce e corpo a tutte le fragilità e le passioni tipicamente umane di Harvey Milk. Ma questo film non è solo un grido contro il pregiudizio; Milk fa riflettere riguardo al caro prezzo che i leader realmente riformisti hanno troppo spesso pagato e come, purtroppo, alla loro morte non è sempre seguita sincera giustizia.