Il giovane Richie Cunningham è cresciuto. Da migliore amico di Fonzie si è trasformato in un regista versatile su cui pochi avrebbero scommesso. Ma da A Beautiful Mind – vincitore di 4 premi Oscar, tra cui Miglior film – la sua carriera ha subito una forte ascesa, anche grazie ai thriller tratti dai romanzi di Dan Brown e ad alcune scelte intimiste che lo hanno reso molto celebre e amato. Versatile, dicevamo: da Slash – Una sirena a Manhattan a Cocoon; da Apollo 13 a Il Grinch, l'attore, sceneggiatore e regista statunitense ha reagito al richiamo della settima arte con dinamismo e devozione; sicuro di sé malgrado la diversità dei generi. I suoi film parlano di uomini comuni, senza età , eroi intellettuali o incompresi. Con Frost/Nixon – Il duello, Ron Howard li accoglie sotto lo stesso tetto, rielaborando quel ricordo che tanto lo impressionò da ragazzo: l'intervista televisiva che Richard Nixon, tolte le vesti di Presidente dopo lo scandalo Watergate, concesse al giornalista David Frost nel 1977. Uno scambio di battute dalla durata di 12 ore che stabilirono un record storico di ascolti della TV americana per quanto riguarda i programmi di informazione (oltre 45 milioni). Un evento politico che risvegliò nel popolo americano la paura e lo sdegno. Come riuscire quindi a sviluppare un film così rigoroso pur mantenendo costante l'interesse? Questa la domanda; il film la risposta. L'idea venne al drammaturgo britannico Peter Morgan nel 2005; lo spettacolo, inizialmente concepito per essere rappresentato a teatro, ebbe grandissima risonanza e un'inattesa risposta favorevole del pubblico. Arrivato all'attenzione di Ron Howard, egli acquisì subito i diritti e affidò a Morgan il compito di scriverne la sceneggiatura, assicurandosi i volti dei due protagonisti che contribuirono a decretarne il successo: Michael Sheen e Frank Langella. Sheen interpreta Frost, un presentatore britannico di talk show ossessionato dal successo a stelle e strisce: lo ricorda dirompente, esagerato, qualcosa che non si dimentica tanto facilmente e che ora vorrebbe replicare. Langella è invece Nixon: non un uomo qualunque ma l'ex Presidente degli Stati Uniti. Il suo tradimento, svelato durante l'acceso dibattito tra i due – riassumibile nella celebre frase (in risposta alle accuse) «Sto dicendo che se è il Presidente a farlo, allora non è illegale» – mise un punto definitivo sulla sua carriera politica. I due, uniti da insuccessi privati e professionali, divisi da un tavolino, finiscono per colpirsi senza pietà : tra rivelazioni scottanti, domande e risposte vaghe, l'intervista assume i connotati di un tesissimo incontro di pugilato, dove a ferire non sono i pugni stretti ma la verità mal celata. Una sconfitta terminata con un'imbarazzante primo piano di Nixon: lo sguardo di chi ha appena compreso di aver perso lo scontro e, peggio ancora, la dignità . Frost/Nixon – Il duello è un thriller verbale avvincente, dal ritmo serrato, scritto e diretto con intelligenza e un pizzico di furbizia. Pur rimaneggiando la realtà , rimane comunque fedele alla storia; non si pone come un freddo documentario, né tanto meno si lascia prendere dal vigore politico dimenticando il lato più squisitamente d'intrattenimento. Oltre ogni previsione, Ron Howard raggiunge forse l'apice della sua carriera registica, riacquistando quella consapevolezza del mezzo cinematografico che sembrava avesse perduto con l'adattamento de Il Codice Da Vinci nel 2006. E questo è senza dubbio il suo film migliore: 5 nomination agli Oscar praticamente dovute, peccato non abbia portato a casa neppure una statuetta.