Il 2001 è un anno memorabile per Nicole Kidman che riesce a presentare al grande pubblico ben tre film: Moulin Rouge!, The Others e Birthday Girl. Sicuramente l’ultimo è quello che ha avuto meno successo ed altrettanto sicuramente è il progetto al quale non avrebbe aderito se avesse saputo l’incredibile riscontro di critica e pubblico dei precedenti due lungometraggi. Birthday girl è la seconda opera del regista Jez Butterworth, ed è un esperimento che lo ha visto impegnato oltre alla direzione anche alla scrittura della sceneggiatura insieme al fratello. Due diversi ruoli che rivelano una certa bravura di Butterworth nella scrittura (è un affermato sceneggiatore teatrale) ed una minore dimestichezza con la regia. John Buckingham (Ben Chaplin) è un timido impiegato di banca in un paesino nell’hinterland londinese che soffre di solitudine; decide quindi di rivolgersi all’agenzia “Dalla Russia con amore” per trovare una compagna di vita. Arriva dalla fredda terra dei Zar, Nadia (Nicole Kidman), un’affascinante ragazza dalla pelle chiara e i capelli castani che, però, diversamente dagli accordi stipulati, non parla una parola di inglese. Così i due estranei tentano di diventare una coppia conoscendo pian piano le varie fasi dell’innamoramento: dal primo incontro agli imbarazzanti tentativi di approccio, dalle goffe conversazioni alle curiose ricerche dell’uno sull’altro per scoprire qualcosa sul passato del compagno. John, sebbene sia continuamente frenato dalla sua timidezza, comincia ad apprezzare le doti e le dolcezze della fanciulla venuta dall’est, e tra i due le cose cominciano finalmente a funzionare. Finché il giorno del compleanno di lei bussano alla porta due conterranei di Nadia che si presentano come il cugino della ragazza ed un suo amico. In verità, ben presto si scoprirà che i tre russi, oltre a conoscersi, sono anche in affari insieme, e la vittima dei loro raggiri è lo stesso John… Jez Butterworth firma una commedia noir tipicamente inglese sia in parte del cast (Chaplin è londinese di nascita) che nella location: forse è per questo che si riscontra una certa freddezza durante tutto il film. John Buckingham si distingue per la sua timidezza e l’apparente politically correct, ma anche quando le avversità della vita sembrano essere insuperabili, il suo controllo sembra esageratamente di stampo inglese e, quindi, poco verosimile. Così come la direzione del regista che non si accende di pathos neanche nel finale, decisamente bisognoso di tinte ben più forti. Sicuramente ne esce vincitrice Nicole Kidman, bella e brava nell'interpretazione di una ragazza dell’est abituata a raggirare gli uomini, ma allo stesso tempo stanca di una vita di sotterfugi. È l’unica nota positiva in un film che non strabilia, troppo impegnato a seguire le imposizioni di una sceneggiatura poco disinvolta.