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Scontro di titani

20/04/2010 10:00

Marco Filipazzi

Recensione Film,

Scontro di titani

Era il 1981 quando Scontro di Titani approdò al cinema...

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Era il 1981 quando Scontro di Titani approdò al cinema. Alla regia vi era un mediocre Desmond Davis e agli effetti visivi uno straordinario Ray Harryhausen, qui alla sua ultima fatica. Il film si potrebbe definire un antenato dei moderni blockbuster, colmo di effetti speciali, battaglie memorabili e paesaggi mozzafiato. Davis confeziona una storia d’altri tempi, narrata a piccoli capitoli, quasi fosse un film a episodi o un fumetto per ragazzi. La storia è di quelle epiche, in cui un impavido eroe deve adempiere al proprio destino superando prove, affrontando mostri e facendo breccia nel cuore della bella protagonista femminile.


Perseo (Harry Hamlin) cresciuto su di un isola dell'Egeo, scopre di essere il figlio semidio di Zeus (Laurance Olivier). La vendicativa dea Teti (Meggie Smith), rancorosa nei riguardi di Zeus dopo che questo ha trasformato suo figlio Kalibos in un mostro deforme, sfida Perseo con una serie di prove terribili che lo porteranno in luoghi ancestrali popolati da mostri di ogni sorta.


Chi è abituato a mastodontiche messe in scena in CGI, tenga a mente che gli effetti speciali di Scontro di Titani si stagliano come segno e rimando a un epoca che fu, in cui anche i kolossal conservavano quell’aurea artigianale andata perduta nei freddi effetti odierni. Per chi sa apprezzare, invece, balzerà all’occhio l’ottima (e ultima) prova del mago della stop-motion Roy Harryhausen, considerato dai pilasti del cinema moderno (quali Jackson, Raimi, Burton) una vera e propria fonte d’ispirazione oltre che d’illuminazione. Nel suo curriculum annovera film che hanno segnato importanti orme nella storia degli effetti speciali visivi: da Il re dell'Africa (con il quale vinse il suo primo Oscar) a Gli Argonauti fino a Il settimo viaggio di Simbad, con la celebre scena in cui il suddetto eroe duella a colpi di spada contro un orda di scheletri. Harryhausen per lo Scontro di Titani da vita a ben otto creature, da Medusa al Kraken, da Calibos a Pegaso, dalla civetta Bubo alla celeberrima lotta contro gli scorpioni giganti. Da questo punto di vista, il film rappresenta il suo massimo sforzo artistico e visivo (tant’è che compare qui anche in veste di produttore) prima di ritirarsi dalle scene. La battaglia tra Perseo e Medusa, ambientata in un tempio sotterraneo in rovina, tra colonne e uomini trasformati in statue di pietra, è una di quelle sequenze che riesce ancora a stupire e appassionare nonostante siano passati quasi trent'anni. Memorabili anche tutte le sequenze in cui compare Pegaso, candido destriero alato nonché massima creazione di Harryhausen. “Seguendo i suoi voli, il film riesce a scrollarsi di dosso un po' di quella patina di mediocrità sfiorando note quasi poetiche” ha commentato il critico Kezich, e non si può che essere concordi. Un film gradevole, innocuo, poco pretenzioso e politically-correct, ma che a modo suo riesce ancora a stupire e a far sognare chi ama davvero il cinema.


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