Cosa sarebbe successo se Frank Sinatra fosse stato un illusionista invece che un cantante, e soprattutto, se si fosse spinto “un po' troppo in là” con le sue frequentazioni “importanti”, tanto da finire in guai grossi con la malavita organizzata? Joe Carnahan si è posto questo bizzarro “what if?” nel 2006, scrivendo e dirigendo l'esplosivo (in tutti i sensi) Smokin' Aces. Il successo e il potere, a volte, danno alla testa. Ne è la dimostrazione vivente Buddy “Aces” Israel (Jeremy Piven), grande showman, tra i più importanti illusionisti al mondo, che con la sua notorietà e il suo charme ha conquistato un posto nel cuore dell'ultimo padrino della Cosa Nostra statunitense, Primo Sparazza (Joseph Ruskin). L'inesperienza e la boria dell'eclettico prestigiatore hanno però portato alla “famiglia” notevoli guai, e ora Israel e Sparazza, un tempo come padre e figlio, sono ai ferri corti: il boss vuole il cuore del mago su un piatto d'argento (nel vero senso della parola). La notizia della taglia posta sulla testa di Israel (un milione di dollari) non sfugge a un team di sbirri prezzolati, capeggiati dagli agenti Richard Messner (Ryan Reynolds) e Donald Carruthers (Ray Liotta), che sotto l'egida del vice capo dell'FBI Stanley Locke (Andy Garcia), dovranno proteggere Israel dagli assalti dei numerosi killer interessati all'operazione... Passato piuttosto in sordina in Italia, Smokin' Aces è stato un piccolo, grande successo all'epoca della sua uscita negli States, dimostrando come, con un budget relativamente basso (appena 17 milioni di dollari), si possano creare successi commerciali, coinvolgere grandi nomi e realizzare bei film allo stesso tempo. Carnahan ha difatti radunato e diretto un cast denso di nomi abbastanza noti (oltre ai già citati Reynolds, Liotta e Garcia, troviamo Ben Affleck, Chris Pine, le star della musica black Alicia Keys e Common) per un gangstar movie dagli esiti imprevedibili: tutto è giocato sull'estrosità borderline e assolutamente sopra le righe dei killer protagonisti della pellicola, nonché sui numerosi colpi di scena, azzeccati quanto inaspettati. Il film fila via veloce e divertente, ricco di scene d'azione godibili e ben confezionate, graziate da una marea di dettagli che fanno denotare la cura riversata nella produzione del film, dall'ispirata regia di Carnahan e da ottime interpretazioni, su tutte quella di Jeremy Pivon, che caratterizza magistralmente il ruolo decadente e affascinante del re in rovina delle notti di Las Vegas.