“Non c’è nulla di più pauroso che un clown dopo mezzanotte”. Lo disse una volta Lon Chaney, uno che di paura se ne intendeva. Per decenni il cinema, i libri, i fumetti che infarciscono la nostra cultura popolare hanno attinto a piene mani da questo dogma. Senza queste maschere tragicomiche e grottesche, probabilmente noi non potremmo godere di capolavori letterari come IT di Stephen King, di ineguagliabili antieroi fumettistici come il Clown/Violator della saga di Spawn di Todd McFarlane, personaggi memorabili come Capitan Spaulding de La casa dei mille corpi o piccole perle del cinema trash come Killer klowns from outer space. Basterebbe una semplice occhiata alla locandina (una sarabanda di colori fluorescenti e il faccione grottesco di un clown in primo piano) e una rapida riflessione sul titolo (tradotto letteralmente suonerebbe come: “Pagliacci assassini dallo spazio profondo”) per capire che razza di film ci si trova tra le mani. Un horror sgangherato che fa il verso al filone delle invasioni aliene tanto in voga negli anni '50, infarcito da gag demenziali tenute insieme con la colla, mostri grotteschi e i soliti teenager, il tutto nel nome dei B-movie più duri e puri. La storia è quanto di più squinternato si possa immaginare: un'astronave a forma di circo atterra nel bosco fuori da Crescent Cove, tipica, sonnolenta e noiosa cittadina di provincia americana. A bordo vi è una cricca di clown assassini che, rimasti senza provviste nel bel mezzo del loro viaggio intergalattico, hanno deciso di fare pit-stop sul nostro pianeta e rifornirsi di cibo, trasformando le persone in bozzoli di zucchero filato. Nel 1987, quando la pellicola approdò nelle sale, non riscosse un grande successo, ma con l'uscita in VHS prima e in DVD poi, negli anni si è guadagnata lo status di film-culto. I Fratelli Chiodo (qui nelle vesti di produttori, registi e sceneggiatori) sciupano la buona occasione di mettere qualche brivido allo spettatore mostrando i clown in continuazione. C'è di buono che il loro look è davvero grottesco e fa rimpiangere i tempi in cui trucchi, maschere e protesi di lattice fornivano un valido sostentamento agli effetti speciali. La loro qualità, considerando la modestia del prodotto, rimane discreta per tutta la durata del film e alcune trovate, nonostante una trama che scorre piatta come una macchia d’olio, rasentano la genialità. Basti pensare al cane-palloncino, alla pistola spara pop-corn teleguidati o a tutti i modi (più o meno riusciti) in cui i clown intrappolano in bozzoli di zucchero filato gli abitanti di Crescent Cove. Un film che si lascia guardare e riesce persino a farsi godere (a patto che stiate al gioco e non abbiate grandi pretese), che scorre senza infamia e senza lodi verso il finale, con l’immancabile big-boss monster (denominato dalla crew “Klownzilla”) che tanto andava di moda nei film di quegli anni. Killer kowns from outer space è un piccolo gioiello trash che, come recita la cover del DVD, si gusta al suo meglio da soli in casa, a notte inoltrata.